Motociclismo Fuoristrada 07-2018

In catene, ma senza SIGILLI COMPARATIVA CATENE SENZA O-RING LE IDEE 22 MOTOCICLISMOFUORISTRADA | 7 2018 P rima di diventare giornalista nel settore del motociclismo macinavo centinaia di km al giorno come collaudatore per una nota Casa di trasmissioni finali. Le catene, insomma, erano il mio pane quotidiano. E ricordo bene i tempi - non troppo lontani - in cui non si discuteva nemmeno la possibilità di utilizzare catene sigillate, o con o-ring, nel fuoristrada: troppo assorbimento di potenza, poca affidabilità, erano catene che venivano viste benissimo sulle moto da strada, ma nell’offroad, figuriamoci... In realtà i vantaggi sono molti, ma certe opinioni sono dure a morire e, come vedremo, in certi casi addirittura sbagliate, in maniera clamorosa. Il primo aspetto da valutare, quando si progetta un componente meccanico in generale (come le catene da moto), è la funzione che dovrà svolgere: nel caso della catena finale, trasmettere la potenza del motore alla ruota, portandola dal pignone vincolato al motore (e quindi al telaio) alla corona. Questa non è fissa: si muove percorrendo un arco di cerchio che ha il suo centro nel perno del forcellone e il punto di applicazione della coppia motrice nel perno della ruota. Non ci dilunghiamo nell’analisi cinematica della sospensione posteriore, ma passiamo a verificare l’ambiente di lavoro della catena da offroad: polvere fine, fango, acqua, violente sollecitazioni, sia a trazione (dato che il pignone “tira” la catena che, a sua volta, trascina la corona), sia dovute alle tremende oscillazioni del forcellone mentre la moto passa su buche o atterra da salti. Tutto questo provoca continue tensioni sui rami della catena stessa. I motori da offroad sono normalmente monocilindrici, caratterizzati da picchi di coppia elevati e irregolari, il peggio per una catena, insomma. Ogni combustione produce una vera e propria “martellata” che si trasmette dal pistone alla biella, agli ingranaggi del cambio, al pignone che trasforma la martellata generata dal moto in uno “strattone”, trasmettendolo alla catena. Maggiore è la cilindrata del motore, più lo “strattone” sarà energetico e distruttivo. Quindi una catena da fuoristrada dovrà resistere alla trazione, ovvio, ma più precisamente a veloci

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