La sigla RX è stata un riferimento per diverse generazioni tra la metà degli anni Ottanta e la fine dei Novanta. Nata nel 1984 grazie allo slancio offroad dell'allora proprietario e indimenticato Ivano Beggio, parallelamente alla MX e alla Tuareg, fu capace di introdurre gli adolescenti dell'epoca alla cultura del tassello. Costantemente evoluta negli anni fece il salto di qualità nel 1990 vantando forme moderne e buone prestazioni che arrivavano da una ciclistica dedicata e dal motore Rotax a sei marce, con contralbero di bilanciamento, valvola allo scarico e cilindro Gilardoni. Nel 1991 fu anche protagonista del Mondiale enduro con Stefano Passeri, conquistando la Sei Giorni in Francia con la squadra italiana. Fino al 1997 venne aggiornata e colorata nei modi più svariati, per poi essere congelata dal 1999. La sigla ritornò sul mercato nel 2008 sotto la gestione del Gruppo Piaggio con un progetto ispirato alla RXV 450 (la discussa bicilindrica che vide il rientro di Aprilia nel fuoristrada), ma si interrompe di nuovo pochi anni dopo. Oggi torniamo a parlare di lei, con un modello che non ha niente in comune con gli antenati, se non il nome. Il motore è a 4 tempi, ciclistica e design sono inediti. È proposta in due versioni, la
motard SX 125 e la RX (
qui trovate info e il prezzi delle due “sorelle”). Le differenze sono nell'allestimento, con ruote da 21''-18'' e dischi freno a margherita, nell'altezza sella (da 880 a 905 mm) e nella rapportatura finale (13/69), oltre che nella vocazione; se la SX si limita all'asfalto, la RX non teme lo sterrato grazie a una ciclistica adeguata in dimensioni e attitudine. Quello dei 125 4T è un segmento stabile, paragonabile come volumi a quello delle custom-cruiser, e vede coinvolte numerose Case tra le quali Beta, Fantic, Honda, KTM, SWM o Yamaha; è quasi paradossale che KTM sia al vertice della classifica del mercato con la Duke e non abbia una versione motard/offroad come vorrebbe il suo DNA.