Marco Gualdani - 02 August 2022

Il FastCross ha riaperto per un giorno. Tognella: "Sogno un nuovo evento internazionale"

I piloti ufficiali di Fantic e Andrea Adamo hanno riportato le moto da cross nella mitica pista di Arsago Seprio, certificando la new era del FastCross; un progetto ambizioso quanto affascinante. Ce ne parla Fabio Tognella, mentre Corrado Maddii ricorda gli anni d'oro e Lapucci fa il suo primo nac nac

Ieri, oggi e domani

"Togli la ragione e lasciami sognare in pace", cantava Samuele Bersani. Quello di riportare in vita il mitico impianto del FastCross è un progetto ambizioso, ma è giusto provarci, se c'è la possibilità. Fabio Tognella, imprenditore di Somma Lombardo (VA) e al timone del Team SDM Corse che gestisce le Beta ufficiali nel Mondiale MXGP, ci vuole provare e noi siamo con lui. Perché quella pista rappresenta una parte importante della storia del nostro sport e ne siamo orfani da troppo tempo. Era il 2000, quando il mitico FastCross, inventato e sviluppato negli anni da Giorgio Saporiti, cessò di esistere. Fu un duro colpo per gli appassionati italiani, che si resero conto di aver perso un evento che portava in pista uno spettacolo raro, capace di mescolare gli idoli americani con quelli europei, in un contesto completamente votato a creare intrattenimento. Da quell'ultima edizione, l'area è stata abbandonata fino a trasformarsi in un bosco incolto e così è rimasta fino a che non si è fatto avanti Tognella nel 2020, poco prima della pandemia che ha diluito i tempi di ripristino. Fabio non si è arreso, dando un primo segnale lo scorso agosto, organizzando ad Arsago una prova dell'Italiano EBK cross.

Il secondo passo è stato quello di far arrivare in pista, che oggi si chiama FastCross, il team Fantic Factory Maddii (di cui Tognella è sponsor), a cui si è aggiunto Andrea Adamo con la sua GASGAS. Un giornata a porte chiuse, quasi in segreto, senza i riflettori addosso. Giusto per avere un parametro su dove e come concentrare le energie e sviluppare i lavori. Ma è direttamente Tognella a raccontarci tutto.

Cosa hai provato quando hai sentito la prima moto accesa che entrava in pista?

"Mi ero messo in fondo al rettilineo di partenza, per indicare ai ragazzi il percorso da seguire, dato che c'è ancora un po' di erba e non era così intuitivo all'inizio. Quando i piloti sono passati da lì, ti dico la verità, mi sono emozionato tantissimo. In un attimo sono tornato ragazzino, quando sognavo di poter correre il FastCross da protagonista. Un sogno mai realizzato, perché non avevo le capacità per diventare un pilota, ma mi ha lasciato il segno. Ecco, in quel momento mi sono sentito protagonista di un momento importante per Arsago, per quelli che erano i miei ricordi; mi sono tornati alla memoria tutti gli allenamenti e la voglia che mettevo per riuscire a fare qualcosa di buono nel motocross".

Quasi tutti, poi, erano in sella a moto 2 tempi.

"Quando è passato Tondel col 125 sono ritornato con la memoria alla prima edizione a cui ha partecipato Edgar Torronteras, proprio con la Kawasaki 125. Faceva cose che mettevano i brividi all'epoca. In pochi istanti ho rivissuto dei momenti magici. Ma poi ho ripreso un contegno e sono tornato a gestire la pista, facendo finta di fare il serio".

Lasciamo le emozioni e parliamo del tracciato. A che punto sono i lavori e quali potrebbero essere le prossime novità?

"Adesso ci concentriamo a preparare la manifestazione del 4 settembre di e-bike cross, valida anche come Coppa del Mondo. Entro fine novembre recupereremo la “Collina del Coraggio” che solo gli appassionati del FastCross possono capire e andremo a recuperare la parte di circuito che si trovava di fronte alle tribune con il doppio salto che portava al finish line. Ci sarà anche una sorpresa che riguarda la partenza, ma questo lo tengo come mio piccolo segreto".

Che progetti hai per il futuro del FastCross?

"Realizzare il sogno di avere una manifestazione internazionale, con piloti di altissimo livello sia europei che americani; oggi non riesco a darti una data certa, perché ci sono ancora molti lavori da fare per riportare il circuito ai giorni gloriosi degli anni 90. L’area sportiva FastCross comunque avrà la particolarità di poter ospitare diverse discipline, non solo a motore, che daranno la possibilità di poter utilizzare e far conoscere un territorio immerso nel verde del Parco del Ticino. Già nel corso del mese di febbraio di quest’anno abbiamo realizzato un Trail con la partecipazione di 300 iscritti; “Trail di Bozz” grazie alla società sportiva SKY Insubria di Besnate".

A noi comuni mortali sarà data la possibilità di girare?

"Sicuramente ci sarà un open day a numero chiuso dedicato agli appassionati, che però sarà solamente un fine settimana che si ripeterà una volta l’anno. Conto di riuscire a farlo nel 2023, in autunno".

La parola passa a Corrado Maddii

Corrado Maddii

Ciao Corrado, bentornato ad Arsago Seprio. Che effetto ti fa essere di nuovo qui dopo tanti anni?

“È strano, non sembra che siano passati più di 20 anni. Anche la pista è molto simile a quella in cui avevo girato io ai miei tempi".

Che ricordi hai di quel periodo?

“Il vecchio FastCross era una gara molto particolare, basata più sul creare spettacolo che sull'agonismo classico del motocross. Giorgio Saporiti faceva venire sempre un sacco di piloti stranieri e per noi era una bella occasione di confronto. Poi gli americani andavano a nozze con quel tipo di pista, fatta di salti enormi e doppi, tutte le evoluzioni per loro erano pane quotidiano, mentre per noi era una cosa del tutto nuova e molto lontana dai nostri standard".

Con che spirito affrontavi quella gara?

“Con lo spirito di vedere, imparare e capire come girava il mondo. Giorgio si era ispirato molto al metodo americano, penso che abbia avuto l’ispirazione vedendo le gare in USA e ha cercato di replicarle in Italia. Con i dovuti compromessi sul tracciato, perché se fosse stata una vera pista da Supercross gli italiani non sarebbero stati in grado di girare. Ma riuscivi a farti un'idea di cosa fosse il motocross oltreoceano".

Hai qualche ricordo particolare legato ad Arsago?

“Tra gli italiani di allora ero uno dei pochi che non aveva grosse difficolta ad adattarsi al tipo di tracciato, anzi, mi piaceva. A casa ho sempre avuto una pista, non dico da supercross perché allora non esisteva, ma era abbastanza su questo stile. Ricordo di essermi sempre molto divertito e forse un FastCross l’ho pure vinto; ho a casa una poltrona che era messa in palio e mi sa di averla vinta proprio qui".

Nicholas Lapucci

Avete fatto caso che, negli ultimi mesi, Nicholas Lapucci si spara dei nac nac da paura in volo? La "colpa" è tutta di Arsago e di questa bella giornata! Perché il primo nac nac della sua vita l'ha fatto proprio qui, incentivato dalla location...

"Poter girare qui è una sensazione speciale; non ho vissuto il periodo del FastCross ovviamente perché sono nato nel 1998. Però ho visto moltissime cassette e ho ben chiaro cosa fosse quella gara. Sapere che qui sono venuti i più grandi campioni americani tipo Ricky Johnson o Jeremy McGrath è una bella sensazione. Poi la pista è ancora molto figa, anche se piccolina. Ma non è facile come potrebbe sembrare, è stile Supercross, ti fa salire i battiti del cuore velocemente".

E ti sei lanciato in un nac nac!

“Non l'avevo mai fatto! Ma qui c’è l’atmosfera giusta; prima di arrivare stamattina ho visto una foto di McGrath sul salto dell’arrivo che lo faceva e mi sono detto: "Se devo provarlo prima o poi, devo provarlo oggi!”.

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