Andrea Bruni - 19 January 2023

Estetica e performance: la storia della Honda CRF 450 Rally di RS Moto

Definita da molti la MotoGP del deserto, la Honda CRF 450 Rally del team RS Moto è pronta per affrontare i raid più duri al mondo. Abbiamo incontrato Rodolfo Frascoli, designer della moto, per farci raccontare le sfide incontrate durante la realizzazione di questo curioso progetto

Tra le innumerevoli moto presenti a Eicma 2022, una in particolare ha attirato la nostra curiosità: si tratta della CRF 450 Rally del team RS Moto di Simone Agazzi. Una moto racing, nata per correre competizioni come la Dakar, ha incontrato la genialità e immaginazione del designer Rodolfo Frascoli. Nel caso non lo conosceste, dalla sua esperienza sono nate le linee di moto come la Triumph Tiger, Street Triple e Suzuki Katana, giusto per citarne alcune. Una delle ultime creazioni è proprio la RS 450, una moto che ci ha colpito fin da subito per la forma insolita e mai vista dei convogliatori dell'aria. Un design complesso sia da immaginare sia da realizzare, che racchiude in un solo prodotto performance e estetica. Incuriositi dalle novità introdotte lo abbiamo incontrato per farci raccontare la nascita e lo sviluppo di questa moto.

Ciao Rodolfo, per chi non conosce questa moto, ce la racconti?

"Questa moto è basata tecnicamente sulla conosciuta CRF450RX da enduro. In particolare è sviluppata e modificata per il mondo dei rally dal team RS Moto di Simone Agazzi. Dal punto di vista stilistico possiamo dire che rompa completamente il legame con le versioni precedenti. Le scorse avevano una distribuzione dei volumi abbastanza tradizionale, tendente alla verticalità e hanno tutte le masse (visivamente parlando) concentrate nella zona centrale della moto. In questo modello, al contrario, rompendo i canoni tradizionali, abbiamo deciso di tendere all’orizzontalità e slanciare la moto. Tutto questo lo abbiamo fatto rispettando quelli che sono i punti chiave di un mezzo racing, ben diversi da quelli di una moto di produzione. In gara l’obiettivo è sempre quello di vincere, avere una moto competitiva e permettere ai meccanici di lavorarci con facilità. Questo modello in particolare è ancora in fase di sviluppo, ma verrà schierato nei più importanti rally a livello mondiale".

La prima cosa che ti cattura quando la guardi è la divisione dei convogliatori dell’aria, mai vista su una offroad racing.

"Praticamente su nessuna moto da rally troviamo questa caratteristica. Lo spazio che si vede tra la parte superiore del serbatoio e quella laterale è stata la prima linea che ho tracciato; a Simone è piaciuta subito. Da lì sono partito a disegnare il resto della moto. Questa linea immaginaria di divisione, se guardate attentamente, collega la punta del parafango anteriore fino al telaio, distinguendo in maniera netta un upper e un lower body. Ho cercato di dare a questa motocicletta un impatto visivo laterale molto più orizzontale rispetto alle precedenti. La grafica sarà ulteriormente perfezionata e vi garantisco che sarà veramente bella".

Cosa cambia rispetto al vecchio modello, per intenderci quello usato alla Dakar?

"Le differenze con l’edizione 2022 della Rally RS sono numerose: partiamo con la cassa filtro, che è stata spostata e ora va dal sottosella fino al codino posteriore. Successivamente le modifiche si sono concentrate nella parte centrale della moto, che è stata rinnovata per aumentare il comfort e l’ergonomia del pilota durante la guida. Salta subito all’occhio, dal punto di vista estetico, la zona dei convogliatori dell’aria, serbatoio e para coppa. Visivamente c’è una fortissima separazione tra quello che è il serbatoio superiore e quello laterale. Questo è stato fatto sia per esigenze di raffreddamento del propulsore sia per una leggerezza visiva di chi guarda la moto. Possiamo dire che è l’innovazione più interessante di questa moto, introduce un concetto tecnico e stilistico molto interessante".

La Honda ufficiale della Dakar di quest’anno è molto diversa rispetto alla RS. La HRC ha due sporgenze molto evidenti in carbonio nella parte del paramotore che questa non ha.

"Hai colto perfettamente quello che è il mio pallino da sempre, la leggerezza visiva. Disegnare qualcosa che sembra pesante, ma non ti è giustificato da qualcosa di funzionale non va bene. Se si ha la possibilità di rendere leggera una zona della moto bisogna farlo. Il paramotore della RS del team di Simone Agazzi è super integrato con tutta la linea moto, è molto aderente. Questa scelta stilistica ci ha portato a dover creare un rigonfiamento che va ad abbracciare il collettore di scarico, per far passare lo stesso senza creare impedimenti. Volevo una linea più arretrata e inclinata possibile".

Unire funzionalità ed estetica com’è stato? Hai lavorato in sinergia con piloti e tecnici della squadra?

"È un grandissimo lavoro di squadra, come ti dicevo prima il pilota deve essere a suo agio sulla moto durante la guida, quindi bisogna studiare bene gli ingombri e tutte le appendici della moto. Inoltre non bisogna far fatica a mettere le mani sulla moto, i meccanici a fine tappa devono essere veloci e fare bene il loro lavoro senza avere intralci. Non esiste che debbano togliere qualcosa di estetico o magari arrivarci male semplicemente per motivi bellezza visiva. Questo significa che se da un lato hai la libertà di non dover rispettare criteri di omologazione, budget costi, stampaggio e così via (perché chiaramente parliamo di una serie limitatissima), d’altra parte non bisogna disegnare cose semplicemente perché le puoi fare. Quando ho una zona libera dove potrei disegnare qualcosa mi chiedo sempre: il disegno che sto per fare serve o meno? È utile? Se la risposta è no, non lo faccio! Bisogna muoversi nella miglior maniera possibile e per me ci siamo riusciti molto bene".

Il puro processo creativo come avviene?

"Tutto parte dal disegno, che fin dal primo schizzo deve essere una cosa credibile. Disegnare concept fantasiosi che difficilmente si traducono in qualcosa di concreto e reale è un boomerang pazzesco che non porta a niente. I tempi per fare una moto racing sono sempre ristretti; parliamo di moto da corsa e tutto va di corsa. Devi partire sfruttando la tua esperienza, successivamente, quando fai il modello in clay (quello con l’argilla di color marrone per intenderci) coinvolgi tutte le figure come meccanici e piloti. Lì nascono le prime critiche costruttive dove si discute come mettere un determinato attacco o componente, bisogna trovare sempre il giusto compromesso. Grazie alla sinergia e interazione di tutte queste parti la moto racing secondo me ha un carattere diverso da quella di produzione. L’obiettivo è fare una bella moto ma da gara, ricordandosi che lo scopo è vincere. Mi sento di coniare un nuovo termine “function for racing".

In futuro, secondo te, questo tuo design verrà copiato?

"Di solito quando c’è un’innovazione, un qualcosa di interessante e di nuovo, rimane. Diventa un qualcosa che ti stampi, ti metti davanti alla scrivania e vedi tutti giorni. Solitamente noi designer facciamo così. Può anche darsi che sia di stimolo ad altri".

© RIPRODUZIONE RISERVATA