Andrea Bruni
13 January 2023

Dakar 2023, tappa marathon: "L'importante è non fare danni"

Tra la giornata di ieri e quella di oggi, alla Dakar si sono corse le tappe 11 e 12; tappe "particolari" in quanto i piloti non hanno potuto contare sulla consueta assistenza da parte dei meccanici, dovendosi arrangiare da soli, con appena trenta minuti a disposizione per interventi tecnici. Ecco come l'hanno affrontata i piloti ufficiali di Husqvarna, Honda e KTM

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Nel profondo del temuto Empy Quater, il deserto di sabbia che occupa gran parte della penisola arabica, i piloti hanno affrontato la temuta tappa marathon (qui i risultati). Ma cos'è questa marathon? Per farla semplice, nella giornata di ieri i piloti della categoria Rally GP e Rally 2 si sono sentiti come i ragazzi dell'affascinante "Malle Moto", ora rinominata Original by Motul. Quindi niente assistenza (a cavallo della tappa 11 e 12) e soli 30' per sistemare la moto (1 ora per la Rally 2 e Women). Non potendo mettere le mani sulla moto, i meccanici hanno lasciato ai piloti l'arduo compito di verificare che tutto fosse in ordine e in grado di correre la tappa di oggi. Le Marathon sono state introdotte da qualche anno, per mescolare la carte in tavola e obbligare i piloti a non essere solo "smanettoni" ma anche meccanici. A meno che non si verifichino cadute disastrose, dovrebbe trattarsi di una semplice lista di controllo, ma volevamo sapere dai piloti stessi che manutenzione facessero e con quali attrezzi.

Skyler Howes, Husqvarna Factory Racing: "L'importante è che la moto sia in buone condizioni e che non ci sia nulla da sistemare. In generale, controlliamo il livello dell'olio, che non ci siano perdite, verifichiamo che i raggi siano stretti, ci assicuriamo che il filtro dell'aria sia pulito. Se non lo è, lo sostituiamo. Ho avuto una piccola caduta sulle dune, ma niente di che, fortunatamente non ho riportato danni, tutto va bene. Ho solo lubrificato la catena e protetto la moto dalle intemperie della notte".

Adrien Van Beveren, Monster Energy Honda Rally Team: "Non ho controllato nulla di particolare, solo il livello dell'olio, la regolazione della frizione e in generale ho fatto il giro della moto per essere sicuro che tutto fosse come doveva essere. Abbiamo portato con noi dell'olio Motul per ogni evenienza, con Nacho e Pablo facciamo squadra e quindi non portiamo tutti una grande quantità di olio, possiamo aiutarci a vicenda".

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Guardando la foto qui sopra mi immagino che vi starete chiedendo perché mettono sacchi della spazzatura sopra le moto? La risposta è intrinseca nel caratteristico clima del deserto. Di notte c'è molta umidità nell'aria e quindi bisogna proteggere gli strumenti e le apparecchiature di navigazione.

"Realisticamente non si può portare molto" afferma Toby Price, il nuovo leader della classifica assoluta con la KTM: "una leva del freno anteriore e della frizione, le immancabili fascette e un disco della frizione, ma nient'altro. Non puoi mettere un set di manubri nella tasca posteriore del giubbotto o portare un treno di gomme in vita. Per questo le tappe marathon sono difficili, bisogna essere prudenti, usare la testa e non rischiare". Ovviamente non tutte le moto hanno lo stesso livello qualitativo, ma soprattutto dopo più di 10 giorni di gara non hanno gli stessi "acciacchi"; in questo senso, la differenza tra una moto ufficiale e una privata potrebbe essere netta. Le moto di oggi hanno mediamente un alto livello di affidabilità e sono in grado di reggere due giorni senza l'assistenza maniacale di meccanici specializzati. Più che altro a soffrire sono le gomme, ma anche l'imprevisto: tipo il cavo elettrico che fa massa, come ci ha raccontato ieri Salvini, è dietro l'angolo e imprevedibile. Nel corso di molti anni di sviluppo le moto sono diventate sempre affidabili; l'unico problema che si può avere è quello di cadere e avere bisogno di un ricambio che, semplicemente, non si ha.

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