16 December 2021

Divieti in fuoristrada: 10 dubbi da chiarire

Perché il decreto è già legge, perché delegare alle Regioni può non essere una soluzione all’attività fuoristrada, quali sono gli scenari, come reagisce il mercato, cosa succede alle gare. Ecco le risposte

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Oggi (16 dicembre) il decreto che vieta il transito dei veicoli nelle strade forestali e silvo pastorali, diventa legge a tutti gli effetti. Quindi le moto da fuoristrada restano escluse dalla legittima circolazione nei sentieri, assieme a tutti gli altri mezzi “ricreativi” che siano bici, 4x4, quad. Una notizia che abbiamo lanciato per primi e che ha creato tanta confusione; ora il momento di fare chiarezza sui punti più importanti.

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La storia dell’uomo lo ha confermato più volte: proibire un’attività a prescindere non ha mai portato buoni risultati. Pur comprendendo la difficile convivenza tra fuoristradisti e gli escursionisti a piedi, non si può accettare la nostra totale esclusione a favore di altre categorie.

Sarebbe stato molto più costruttivo regolamentare la viabilità, come richiesto (da tempo) da tutti gli organi competenti del mondo delle due ruote, piuttosto che introdurre subdolamente un divieto così stringente.

Siamo di fronte a un Decreto Ministeriale, cioè un atto giuridico emanato da un Ministro nell’ambito delle materie di competenza del suo dicastero.

Questo tipo di Decreto diventa attuativo senza avere l’avallo delle camere. Il Decreto Legislativo, invece, ha un diverso iter e deve passare dall’approvazione in parlamento prima di diventare legge.

Il fatto che nel decreto ci siano numerosi riferimenti alla legge n°34 del 2018 lascia credere che non sia cambiato niente, da allora.

La sostanziale differenza, invece, è che l’emanazione di questo decreto va ad abrogare gli articoli 1 e 2 del codice della strada, andando ad eliminare la tipologia di infrastruttura “sentiero” dalla classificazione delle strade.

Riassumendo i tecnicismi, la viabilità è permessa su: strada bianca, strada bianca comunale e vicinale, oltre a quelle in cui c’è un regolamento comunale già attuato.

La viabilità non è permessa su: strada agro-silvo pastorale, passi di montagna a fondo naturale, strada uso forestale, sentiero, sottobosco, mulattiere o tratturi.

Nel decreto è ben chiara la facoltà concessa alle singole Regioni di deliberare in merito alla classificazione delle strade, sulla base dell’articolo V della Costituzione.

Spetta a loro “disciplinare le modalità di utilizzo, gestione e fruizione della viabilità forestale”.

Le Regioni non possono diminuire il livello di tutela ambientale, ossia non possono portare deroghe che ammorbidiscano le linee guida date dal Decreto. Ma, più di tutto, molte Regioni hanno già espresso contrarietà alla pratica del fuoristrada, da molti anni. Parliamo di Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino, Emilia Romagna, Toscana, Friuli; cioè le più importanti dal punto di vista dell’utenza e del mercato.

Quello che permetteva agli enduristi di praticare il proprio sport in queste regioni era una legge nazionale che classificava i sentieri come strade (Cds, art. 3 comma 48). Difficilmente possiamo aspettarci che quelle stesse Regioni cambino idea oggi, quando sono ancor più legittimate a tenerci fuori dai loro sentieri.

Il decreto è un atto amministrativo e, come tale, può essere impugnato al TAR, cioè il Tribunale Amministrativo Regionale. Di conseguenza si stanno valutando azioni legali per proporre una richiesta di intervento del TAR del Lazio, con un’azione comune di FMI, ANCMA, altre federazioni di 4x4, oltre ai vari CER regionali.

Il dibattito inizia adesso, perché l’arrivo di questo decreto non era stato in alcun modo anticipato prima della sua pubblicazione. Per quanto ci riguarda, continueremo a mantenere alta l’attenzione su questo tema, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni.

Per le enduro stradali, o maxi enduro, cambierà poco. Come detto, le strade bianche o carraie restano aperte alla circolazione.

Diverso è il discorso per le enduro specialistiche, che fondano la pratica in aree espressamente vietate dal decreto. E abbiamo già avuto notizia di numerose disdette su ordini di acquisto da parte dell’utenza presso i concessionari.

Questo decreto potrebbe portare come risultato quello di cambiare le modalità di pratica dell’enduro specialistico. Potrebbero quindi nascere dei nuovi enduro park, si svilupperebbero aree private dedicate alla pratica del fuoristrada e, magari, una reintroduzione del cross country.

L’enduro sarebbe destinato a cambiare la sua filosofia di base, avvicinandosi di più a quella del motocross, cioè essere praticato in aree chiuse e regolamentate.

Al momento, tutte le manifestazioni FMI del 2022 sono confermate. Le gare di enduro, motorally e trial saranno legittimate dalla richiesta di permessi di circolazione specifici per l’evento.

Lo stesso dovrebbe avvenire per le cavalcate.

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