L'arrivo simultaneo di Triumph e Ducati nel fuoristrada ha come risultato indiretto e inevitabile il rilancio del settore. L'aumento dei player fa crescere il giro d'affari, la competizione industriale genera indotto. Probabilmente questi innesti arrivano al momento giusto, dopo un lungo periodo di assoluto dominio del gruppo austriaco, protagonista di una politica da asso pigliatutto talmente aggressiva da aver scoraggiato investimenti ed entusiasmi dei competitor. Anche se per fortuna non di tutti. Ducati e Triumph restituiranno vigore al settore, trascinando con loro anche i concorrenti che avranno la lucidità di sviluppare piani di marketing paralleli alle piattaforme tecniche. Probabilmente ne vedremo delle belle, sarà un'escalation tutta da scoprire. Ma un dato è già chiaro: la partita si giocherà con modelli alimentati a benzina e non sul mercato elettrico. L'arrivo di Ducati e Triumph, in questo senso, è un segnale tangibile. Non ti metti a costruire da zero un modello, anzi una gamma, con una tecnologia ormai scaduta. I brand attualmente coinvolti nel fuoristrada hanno un'attività avviata e possono permettersi di portare avanti progetti a benzina con semplici evoluzioni; ma qui parliamo di due Marchi che partono da zero con l'obiettivo di essere competitivi da subito e questo significa investimenti importanti. Se fossimo prossimi a un futuro elettrico state pur certi che Ducati e Triumph avrebbero lanciato le loro moto da cross alimentate a batteria. Una tecnologia che, tra l'altro, Ducati ha già in casa, con la MotoE. Invece hanno messo lì il budget per creare modelli inediti che bruciano carburante, con un programma a lunghissima gittata. A dichiararlo è proprio Ducati, in un passaggio del loro comunicato: "Si tratta di un progetto pluriennale che vedrà la nascita di una gamma completa di motori e moto da fuoristrada. I modelli entreranno progressivamente a far parte di una famiglia di moto tassellate marchiata Ducati, iniziando appunto dal motocross". Tradotto, arriveranno altre cilindrate e l'impegno sarà spalmato su più discipline (supercross, enduro, rally, ecc), in un futuro alimentato a carburante fossile. Lo stesso vale per Triumph. Stando così le cose, trovo opportuno anche sognare nuovi modelli a 2 tempi! E chissà che, magari, qualche altra Casa non possa essere attirata da questo entusiasmo; vero Aprilia?
Il futuro quindi appare a benzina, se non fosse per Honda. Il colosso di Tokyo è prossima a schiererà la sua CR Electric al Campionato Giapponese di motocross questo fine settimana. Sarà un primo tentativo di confronto tra le due tecnologie e probabilmente il risultato sarà a favore dell'elettrico. Trey Canard, il pilota, è tecnicamente troppo superiore rispetto alla media degli avversari nipponici e le prestazioni dei motori a batteria le conosciamo bene. Le possibilità di vittoria di Canard sono altissime. L'esperimento non è chiaramente solo esplorativo, ma certamente mirato all'inserimento di una nuova tecnologia nel settore offroad, come era stato a suo tempo per i motori 4 tempi. Honda è stata protagonista nel famoso Protocollo di Kyoto del 1997, cioè il primo passo verso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra deciso dai Paesi industrializzati. Un accordo che in azienda hanno sempre preso molto sul serio, al punto da portare alla insindacabile morte dei motori 2 tempi della Casa alata. Oggi siamo allo step successivo: l'interesse che sta mostrando Honda nella mobilità elettrica non può lasciarci indifferenti e una politica di vessazione verso le motorizzazioni a benzina in questo momento porterebbe a un braccio di ferro estremo: da un lato la proposta dell'industria, dall'altro la cultura dell'utenza. Da una parte le aziende asiatiche, dall'altra quelle europee. Che la sfida abbia inizio.