Marco Gualdani
16 November 2020

EnduroGP: Freeman a secco, addio titolo. Ecco perché

Il britannico della Beta era a un passo dalla conquista della EnduroGP, ma è rimasto senza carburante prima del traguardo, regalando il titolo a Holcombe

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Brad Freeman

L’ultima speciale dell’ultimo GP del Mondiale enduro 2020 era quella che tutti aspettavamo: l’epilogo del confronto tra Brad Freeman e Steve Holcombe. Entrambi britannici, entrambi in sella alle Beta Factory; entrambi Campioni del Mondo 2020, con il titolo E2 conquistato da Holcombe e quello E3 da Freeman, tutti e due nella giornata di sabato. Domenica la sfida diretta era per la classe EnduroGP, cioè l’assoluta con Freeman campione in carica e Holcombe deciso a riscattare la stagione 2019, persa per un problema di salute; in più, ci tiene a fare bene con la nuova Beta 350 4T, mentre Freeman è in sella alla fida 300 2T con cui Holcombe ha vinto 5 titoli.

La domenica piove ancora tanto, anzi tantissimo. Le speciali sono allagate e tutto è difficilissimo. Freeman attacca da subito, portandosi in testa senza lasciare spazio a nessuno. È una furia, veloce, determinato. Holcombe si difende, non molla, ma Freeman sembra imbattibile.

Si arriva così all’ultima speciale con Brad che ha il solo compito di controllare la situazione e gestire il vantaggio. Parte, ma… non arriva. Si presenta sul traguardo con forte ritardo, passa la fotocellula e si butta a terra assieme alla moto dalla disperazione, abbandonandosi a un momento di sconforto che tocca tutti i presenti. Un attimo dopo arriva Holcombe: il cronometro dice che è lui il Campione della EnduroGP 2020! Ma Steve capisce e non festeggia. Mette la prima e riparte verso il paddock.

Ma cosa è successo alla moto di Freeman?

Brad è rimasto senza benzina. Pazzesco, ma è così. La sua moto si è ammutolita quando mancavano poco più di 30 secondi alla fine della speciale, in modo crudele. Brad ha cercato di riavviarla, più volte, ma ovviamente non ci è riuscito. Dopo qualche secondo ha avuto la lucidità di appoggiare la moto sul fianco sinistro, travasando quel fondo di benzina rimasta nella parte destra del serbatoio al lato in cui si trova il rubinetto (i serbatoi dei telai monotrave si sviluppano verso il basso sui due lati). Così è riuscito a ripartire e a concludere la speciale, ma ormai era troppo tardi.

Si può tranquillamente parlare di destino beffardo. Soprattutto perché si trattava del secondo giorno di gara e fino a quel momento non c’era mai stato nessun problema. Era il sesto giro di questo doppio GP e per i primi cinque era andato tutto bene; Freeman arrivava al camion per il refueling con una minima quantità di carburante (il giro era circa 48 km), ma sufficiente per poter stare tranquilli.

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Brad Freeman

E quindi cosa è successo?

Possiamo solo fare una supposizione, legata a quanto accaduto nel precedente cross test, in cui la moto di Freeman borbottava, aveva evidentemente perso tanta potenza e soffriva di quei vuoti tipici di una carburazione estremamente grassa. Con tutta probabilità l’aspirazione deve aver tirato acqua che, mescolandosi alla benzina, ha creato questo inconveniente. Già lì Freeman ci ha messo il cuore, finendo la speciale a manetta, sfruttando tutto quel poco che veniva erogato. Successivamente la sua moto ha ripreso ad andare, fino a che non è finita la benzina nell’enduro test.

Il carburante smaltito assieme all’acqua dagli sfiati del carburatore potrebbe essere quello che è mancato alla fine della speciale; pochi metri che valevano un titolo conquistato sul campo e strameritato. Invece è finita così.

Senza un goccio di fortuna.

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