Visto che hai parlato di moto, che novità tecniche ci sono?
“Abbiamo lavorato su entrambi i motori, variando potenza ed erogazione e poi abbiamo ottimizzato le sospensioni. Quindi nessuno stravolgimento, ma affinamenti mirati ad aumentare il feeling e l’interazione tra moto e pilota”.
Tu fai da ponte con il progetto motocross. C’è interazione tra i due mondi, a livello tecnico?
“Come sapete la moto da cross è nata sulla base della RR 450 da enduro. Così facendo abbiamo trasferito al motocross parte della nostra storia. Oggi si inizia a vedere il processo inverso, cioè alcune parti nate e sviluppate specificamente per il cross stanno andando a supporto delle moto da enduro, quando funzionali. È uno sviluppo parallelo e allo stesso tempo condiviso, anche perché il gruppo di lavoro interno all’azienda è lo stesso”.
Tornando agli infortuni, immagino che per te non sia stato facile vedere i piloti soffrire così.
“No, non è stato facile. È capitato anche che fossi io a intervenire per primo dopo una caduta e ho dovuto anche praticare manovre per rimettere a posto la spalla a Steve. Sono entrambi ragazzi molto forti. Dopo la frattura della clavicola Brad è risalito in moto in tempi strettissimi, poi ha tolto i ferri alla mano alla vigilia del GP d’Italia. Per me sono come dei figli e vederli star male non è stato bello, ma il nostro lavoro è anche quello di sostenerli nei momenti difficili. Ma devo dirti che non so come abbia fatto Brad a correre l’ultima gara con lo sterno rotto”.
Il titolo Enduro3 vinto così ha un valore diverso rispetto ai precedenti?
“Per Brad credo sia stato molto motivante. Ha dimostrato a sé stesso e agli avversari cosa è in grado di fare. Ha fatto vedere a tutti di avere un grande carattere; anzi, lasciami dire due palle così”.