Uno dei problemi emersi nelle prime gare è lo scarso numero di piloti al cancello. Quali sono i motivi, secondo il suo punto di vista? E quali le soluzioni?
“Ci sono vari motivi che hanno portato a questa situazione. Il primo è il Covid, che ha avuto comunque un impatto economico, e non solo, su team e piloti. Il secondo motivo è legato agli infortuni che hanno tolto dalla scena diversi protagonisti, capaci di tenere alta l’attenzione in pista. Purtroppo gli infortuni fanno parte del nostro sport e non possiamo impedire ai piloti di allenarsi o di partecipare ad altri eventi durante la stagione. Anche se questo ha un impatto sui GP. Molti dei piloti infortunati stanno rientrando e questo riporterà la line up a una condizione più vicina alla normalità. Un altro aspetto che abbiamo ben chiaro è che quando si vanno a correre gare fuori dall’Europa non possiamo aspettarci di avere un cancello con 40 piloti, ma solo quelli dei top team. Non possiamo chiedere a un team privato di sostenere una trasferta impegnativa come quella in Argentina, perché non è sostenibile; e lo capisco. Ma i team ufficiali che combattono per il titolo hanno il budget per coprire tutta la stagione e quindi dovremo abituarci ad avere in pista 20/25 piloti”.
Vede questo problema limitato solo alle extra europee?
“Sì, perché in Europa i numeri sono ben altri. Abbiamo 36 piloti iscritti a tutto il Campionato per ognuna delle due classi, quindi i piloti ci sono. I motivi delle assenze sono solo quelli che ho appena elencato. E non sono preoccupato, perché i Campionati Europei, 250, 125, 85 registrano numeri più alti rispetto al passato”.
Il fatto che molti team non riescano a partecipare a tutto il Campionato, però, non è sinonimo di un problema di base?
“Non posso contare sul fatto che un team privato abbia il budget della Honda HRC o degli altri team ufficiali. È normale che alcuni team abbiano un tetto di spesa vincolato alle gare europee, mentre altri non abbiano problemi a fare tutto il Mondiale. Muovere una squadra in giro per il Mondo ha dei costi molto alti e io preferisco che i team che non hanno le risorse non corrano il rischio di andare oltre le proprie possibilità per poi ritrovarsi in difficoltà”.
Il Covid e la guerra hanno cambiato il Mondo, anche dell'economia. Infront Moto Racing cambierà qualcosa nella gestione del Mondiale?
“In questo momento è troppo presto per capire cosa e come cambieranno le cose. Il giro di affari del mondo delle moto da fuoristrada è in ottima salute e ha superato brillantemente i due anni di pandemia. Questo ha protetto molte figure professionali e ha tenuto in piedi il discorso sportivo. Quindi non sono preoccupato per il futuro. Lo sarei se le classi dell’Europeo fossero meno ricche di partecipanti e di giovani talenti. Ma così non è. Quello che vedo io oggi è un Campionato Mondiale con cinque gare fuori dall’Europa, grandi eventi e i migliori piloti in pista. In questo momento non ci sono motivi per cambiare”.