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Mario Ciaccia
18 July 2023

Filosofia delle cavalcate: a caccia del massimo divertimento in fuoristrada. Puntata 2

La prima puntata era servita per spiegare i criteri di analisi generale che identificano le diverse tipologie di cavalcata in fuoristrada. Qui scendiamo nel dettaglio, raccontando quella che ci è piaciuta di più: il Leventino

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Ma non illudetevi, neanche questa volta riuscirò a parlare del Leventino 2023! Questa foto riguarda l'edizione del 2022... e anche le altre. 

Nella puntata precedente avevo spiegato come anni ed anni di cavalcate (ne ho fatte oltre cento) mi abbiano fatto giungere alla conclusione che il massimo del divertimento di guida io lo raggiunga iscrivendomi con una dual sport monocilindrica a quegli eventi che gli organizzatori pensano siano adatti alle moto bicilindriche, ma che risultano molto difficili per moto così grosse. Questo perché non sono abbastanza bravo per le cavalcate per mono racing, ma mi annoio a fare gli sterratoni tipici degli eventi adventouring. Ripeto, sto parlando in termini di guida pura.

Perché anche la goduria di ammirare il paesaggio fa parte della mia voglia di andare in moto e gli eventi per "vaccone" attraversano quasi sempre posti dalla bellezza straordinaria. 

Qui siamo sul Monte Penna, in Umbria, durante la Transitalia Marathon 2018 e quello sterrato non rappresenta il mio ideale di divertimento in fuoristrada. Intendiamoci, non è che non mi ci diverta, ma non è il mio top. Del resto, troverei quel panorama meno affascinante se la strada fosse asfaltata.

Leventino è una cavalcata poco pubblicizzata, della quale, fino al 2019, non sapevo niente. Per puro caso ho visto un video che la riguardava e quello che si vedeva erano: giungla verde, sentieri di terra rossa, pioggia, fango, moto bloccate. Tutte cose che mi esaltano. Ho pensato: "Dev'essere in Vietnam. Anche il nome, Leventino, avrà a che fare con il Levante, quindi l'Est, da dove si leva il sole". Invece no: si tratta di un evento che si disputa a meno di 75 km in linea d'aria da Piazza Duomo a Milano. Una zona che conosco bene, perché lì si trovano le Rive Rosse, una sorta di luna park per le mountain-bike che frequento dagli anni 90. Successivamente uno degli organizzatori, appartenente al gruppo Motoenduristico “Tensione Sostegno" e soprannominato Cinghialollo, mi ha invitato a partecipare all'edizione 2021 che, causa Covid, è slittata alla primavera del 2022. Mi ha spiegato che, essendo la zona molto frequentata da ciclisti ed enduristi, per cercare di convivere il Leventino si disputa su due giornate: al sabato si va in bicicletta, il giorno dopo in moto. I percorsi sono, più o meno, gli stessi. Piacendo a me entrambi i mezzi, ero molto curioso di affrontare entrambe le giornate, perché non mi era mai capitato di affrontare gli stessi ostacoli prima con la bici, poi con la moto. Luogo di partenza e arrivo era Sostegno (BI), un piccolo paese posto subito a est delle Rive Rosse. Di questo evento ho parlato sul numero di giugno 2022 di Motociclismo FUORIstrada. Leventino pare che stia per Il piccolo evento (sempre che, nel darmi questa spiegazione, non mi stessero prendendo per i fondelli).

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Ero molto rilassato. Volevo godermi questo evento. Ho così deciso di raggiungere Sostegno non in autostrada, ma soltanto per stradine secondarie, attraversando la Pianura Padana fino alle prime propaggini delle Alpi, cioè dove si trova Sostegno. 

Come già raccontavo nell'articolo cartaceo del 2022, di questo paese mi ha colpito la tranquillità e la rilassatezza degli abitanti, che sembravano tutti amici tra loro, dalla farmacista all'agricoltore che guidava il trattore.

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Sostegno ha vicoli, sottopassaggi, salite, discese: è molto caratteristica.

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Ogni venerdì arriva il camion delle pizze. Abbiamo cenato con quelle, con una sensazione di relax assoluto. Era l'inizio della primavera e si stava bene.

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Invece di donne, al giro in bicicletta, ce n'erano diverse. Il gruppo era composto da tutti quelli che si vedono in foto. Credo che solo in due non avessero una e-bike. A me era stata data in prestito una splendida Fantic XTF biammortizzata con entrambi i cerchi da 29".

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Una parte del percorso era dedicata alle sole bici ed era molto divertente. 

La gita in bicicletta durava, se non vado errato, sui 35 km e si concludeva con una mangiata corale. Mi ero divertito tantissimo e la gente era simpatica. Unico problema: nessuno di loro, a parte due dello staff, sarebbe venuto in moto il giorno dopo. Quindi è vero, c'è una spaccatura netta tra ciclisti ed enduristi in questa zona e bene fa il gruppo Motoenduristico “Tensione Sostegno" a cercare di conciliare i due mondi. Mentre i ciclisti mangiavano, arrivavano i primi enduristi e il parco moto faceva capire benissimo la natura della manifestazione. Ovvero bicilindriche elaborate alla morte, monocilindriche dual sport vissutissime ed enduro racing.

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Roberto Multone, uno dei capi più carismatici di questa banda, ha una delle BMW GS più belle che abbia mai visto. Lui la usa come un monocilindrico.

Il Leventino è conosciuto davvero poco ed ha un'organizzazione eccellente, nonostante la conduzione quasi familiare. Non ci sono fettucce, non si naviga con il road-book, non si seguono tracce Gps. Semplicemente, ci sono delle guide da seguire e delle scope che chiudono il gruppo. Poco prima della partenza vengono formate squadre di sei/otto moto, senza alcun criterio. Lo smanettone infoiato può finire in gruppo con principianti contemplativi. Per me che dovevo fare le foto, una cosa simile era molto limitante. Così chiedevo a un amico di venirmi a fare da "schiavo", ovvero da fotomodello per le foto in azione, qualora non fossi riuscito a farle agli altri. L'amico era Alfredino il Malandrino, già citato in questi Sentiero Pensiero. Si presentava con una Yamaha TT600RE, ma il relè dell'accensione cessava di funzionare. Divenuto inutile, Fred veniva abbandonato al suo destino e finiva per vagare nelle campagne, spingendo una moto ormai inutile, fino a morire per spossatezza, dimenticato da tutti.

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Mi veniva così concesso come "schiavo" Alberto Minella, titolare de L'ABC Ciclofficina di Sostegno, che aveva fatto da guida al giro a pedali.

Rifare in moto il giro fatto in bicicletta è stato fantastico. Ricordavo i vari passaggi pezzo per pezzo. La moto è più veloce e corre pure in salita, per cui arrivi più rapidamente sui vari ostacoli, ma è nettamente più lenta nel cambiare direzione. Arrivi cioè più velocemente e curvi più faticosamente. Però passi sugli ostacoli senza sentire niente, perché le sospensioni assorbono decisamente meglio. Il che è un bene e un male, perché in bici senti di più il terreno, hai un rapporto più intimo con ciò che c'è per terra. I freni della moto sono più potenti, ma arrivi più forte e con un peso superiore. Insomma, è tutto diverso. Non è meglio e non è peggio, sono due esperienze appaganti, da provare.

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In bici sui gradoni: non devi mai smettere di pedalare, ma devi anche stare attento a non picchiare con i pedali sulle rocce. Mica facile!

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Chiudiamo la carrellata sull'edizione 2022 con i guadi, sempre belli da fare, ma che in bici risultano problematici.

Bene, anche 'sta volta ho scritto un botto senza arrivare al dunque, cioè al nocciolo della questione, ovvero il Leventino 2023. Che iniziava con premesse peggiori rispetto al 2023, ma lo spiegherò nella terza puntata: adesso devo fare un salto in Uganda.

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