Motorally della Sila: onda Calabra

Spettacolare prova del Motorally, che sbarca per la prima volta in Calabria, a Lorica, nel Parco Nazionale della Sila, dove navigazione e percorsi enduristici tra i boschi hanno veramente messo a dura prova tutti i piloti

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di Francesco Catanese

Ho imparato ad andare in moto da ragazzo, durante le vacanze in Calabria. Con la mia Honda XR600R (quando ancora non era reato) galoppavo tre le montagne e lungo le immense spiagge deserte, per decine di chilometri, sognando di essere un pilota della Parigi-Dakar. Selvaggia e incontaminata, la Calabria è veramente un paradiso per il fuoristrada e ho sempre pensato che sarebbe stato il posto perfetto per organizzare un rally. Quando Fabio Mauri mi ha inviato la locandina dell’evento, mi sono iscritto immediatamente. Tre giorni di gara per i piloti iscritti al Campionato Italiano Raid TT (2^ prova), due giorni per quelli iscritti al Campionato Italiano Motorally (5^ e 6^ prova). Circa 100 iscritti che hanno trovato una location formidabile sulle sponde del lago artificiale Arvo a Lorica (CS), immersi nella bellezza del Parco Nazionale della Sila. Stazione sciistica d'inverno e oasi di freschezza d'estate, Lorica ha accolto la carovana del Motorally con la proverbiale ospitalità calabrese.

Circa 150 km di tappa giornaliera con speciali variabili da 30 a 55 km, confezionati dal Motoclub Calabria Enduro (tradotti in Road Book da Paolo Ceci) che per la prima volta nella sua trentennale storia si è cimentato in un rally, avendo sempre organizzato gare di enduro. Devo dire che il chilometraggio, sulla carta piuttosto breve, delle tappe mi aveva un po' insospettito. Conoscendo la tipologia dei percorsi silani ho subito capito che sarebbe stata una gara tecnica e impegnativa, che meritava di essere corsa con un bel bicilindrico da 200 kg, visto che erano diversi anni che non gareggiavo in questa classe nel Motorally.

Perfettamente assistito dall' RS Moto Honda Rally Team di Simone Agazzi (che in questa gara si è laureato Campione Italiano Raid TT) ho quindi preso il via in questa bellissima corsa, cercando di riabituarmi in fretta alle note strette, cioè molto ravvicinate, che sono il biglietto da visita del Motorally italiano, una formula di gara che tutto il mondo ci invidia per via della cura maniacale con la quale vengono organizzate grazie all'impegno e alla passione del Coordinatore Antonio Assirelli che ha firmato un'altra prova magistrale. Pronti, via. Dopo pochi chilometri inizia una prova speciale di una quarantina di chilometri. Ripeto, possono sembrare pochissimi per chi è abituato a fare rally all'estero, dove le speciali sono lunghe centinaia di chilometri. Ma il Motorally è una disciplina a sé e 40 km di speciale disegnata da Paolo Ceci possono sembrare infiniti.

Mirco Miotto è uno dei miei storici amici dei rally, non ci vediamo che in gara da qualche parte nel mondo, possono passare mesi oppure anni ma quando ci rivediamo è come se fossero passati 2 minuti. Questo cameratismo è una magia dei rally che mi ha fatto innamorare di questo sport. Razza Piave (Treviso) con diverse Dakar alle spalle, Miotto mi è partito davanti nella speciale. Ho quindi tirato come un matto per andare a prenderlo e quando l'ho raggiunto volevo tirargli una sberla sul casco, ma stavo per cadere quindi ho rinunciato. Dopo il sorpasso in un tratto veloce, favorevole alla mia KTM 950 Adventure, ecco la conferma dei miei sospetti: una ripida mulattiera in salita tra gli alberi fitti, con rocce viscide e radici. L'affronto deciso, ma la Kappa non passa tra gli alberi e mi ribalto mettendo la moto di traverso sul percorso monotraccia. Io finisco dentro un torrente e vengo sommerso dall'acqua. Ho praticamente bloccato tutta la gara. Miotto arriva, ma non riuscendo a passare vola per aria anche lui. Con non poca fatica riesco a sollevare il bisonte e ripartire per la gara, che a tutti gli effetti è una gara di enduro navigato. Mi correggo, stra-navigato. Una navigazione serratissima tra gli alberi e i sentieri della foresta silana, con frequenti fuori-pista nei prati alla caccia del sentiero giusto.

La tappa la vincerà il gigante di Lumezzane, Alessandro Botturi, che durante le premiazioni confesserà che è stata la tappa più complicata della sua carriera a livello di navigazione. Ma il bello dei Motorally è questo, perché è come se fosse un master di navigazione. E il road book disegnato da Paolo Ceci è praticamente perfetto, con le note che tornano al metro. Fondamentale la taratura del trip prima della gara. Gli organizzatori disegnano su una strada asfaltata con uno spray di vernice rossa due linee distanti tra loro 1.000 metri. La distanza è fatta sulla taratura del trip di chi ha disegnato il percorso. Ogni pilota deve tarare il proprio trip con quella distanza campione, modificando la circonferenza ruota impostata. Di solito è necessario provare "il chilometro" 3-4 volte prima di trovare il perfetto allineamento. Ma è una operazione assolutamente vitale, perché i road book di Paolo Ceci sono pieni di "trappole" ed è un attimo smarrirsi inesorabilmente e girovagare per i boschi perdendo tantissimi minuti pervasi dalla frustrazione. D'altro canto è una sensazione splendida entrare in sintonia con il road-book e indovinare tutte le note una dopo l'altra. Puoi avere il manico di Jorge Prado, ma se non navighi benissimo nel motorally finisci nelle retrovie, è garantito. Credo che questo sia stato uno dei motivi per i quali il Rally di Sardegna è stato tolto dal Campionato del Mondo Tout Terrain. I campionissimi come Barreda e compagnia soffrivano maledettamente questa navigazione serrata prendendole di santa ragione dai nostri migliori piloti. Piloti che piano piano stanno avendo un bel ricambio generazionale (era ora), visto che ultimamente stanno venendo fuori parecchi giovani di belle speranze, come il velocissimo Leonardo Tonelli, che non fa altro che vincere gare e si è laureato Campione Italiano assoluto Raid TT. Tra l'altro è doveroso ricordare che Leonardo è il pilota di punta del Team CH Racing di Fabrizio Carcano, che ha la straordinaria capacità di trasformare qualunque pilota in un campione assoluto; così è stato per Jacopo Cerutti, che sta attraversando una stagione un po' complicata con il Team Solarys, ma è sempre ad altissimo livello.Un altro giovane di belle speranze è Matteo Curà, un ragazzo che viene ai rally da solo, si sistema la moto da solo e arriva sempre a ridosso delle prime posizioni assolute. Studente in ingegneria meccanica e meccanico part-time per pagarsi gli studi, a Matteo piace da matti la navigazione e ha l'obiettivo di correre all'estero perché ama i percorsi veloci.

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All'arrivo della prima tappa mi accorgo che la mia moto non si accende più. Giulio, il meccanico dell'RS Moto Honda Rally Team di Simone Agazzi, mi dice che il problema è la ruota libera dell'accensione. Giulio mi chiede se ho il ricambio, ma io non so neanche cosa sia la ruota libera. E poi perché è libera? Fissiamola, così non si rompe più! Demoralizzato, mi dirigo verso l'albergo a fare le valigie quando Simone Agazzi, navigato Dakariano, mi telefona dicendomi: "Io non mi arrendo, ho detto ai meccanici di smontare tutto e provare a vedere se si può fare qualcosa. Intanto io giro per gli altri team a chiedere se per caso hanno questo ricambio KTM". Galvanizzato, torno verso il Team RS e vedo un nugolo di persone attorno alla mia moto, tra cui il mitico Mauro Sant (Team Africa Dream M&M Racing), che tira delle martellate a destra e sinistra. Il problema è che servirebbe una chiave speciale, un estrattore per motori KTM LC8, ma ovviamente non lo possiamo trovare tra i monti della Sila, di notte. Io osservo, cerco di rendermi utile, ma mi dicono di andare a mangiare e che avrebbero pensato loro. Ma quanto è bello avere una assistenza meccanica?? Dopo un paio d'ore ricevo un messaggio: "Moto OK, domani riparti". Non avrei potuto chiedere di più. Non importa se si arriva primi o ultimi. Quello che conta veramente è partire e navigare a manetta in mezzo alla natura per trovare "la strada". O per ritrovare sé stessi.

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