La pioggia che confonde le lacrime sul viso di tanti, un’esplosione di gioia repressa dalle troppe edizioni passate andate storte, spesso alla fine. Un Nazioni fino a oggi stregato per gli azzurri, una “maledizione” che finalmente si è spezzata. L’Italia quest’anno doveva vincere e così ha fatto. Ma dirlo in questo modo è estremamente riduttivo. Non c’è stato nulla di scontato nel nostro successo e molti episodi hanno fatto emergere quella paura di non farcela anche questa volta. Cominciando addirittura da sette giorni prima, quando la nostra bandiera Tony Cairoli è caduto nelle prove del GP di Sardegna, accusando un fortissimo “colpo di frusta” al collo che ha fatto temere la sua assenza. La conferma di Tony è arrivata solo il mercoledì sera, alla vigilia della partenza per Mantova. C’erano, però, anche dei lati molto positivi che facevano pendere l’ago della bilancia dalla nostra parte: l’assenza di tanti top rider (per varie ragioni), tra cui la squadra USA, il fatto di correre in Italia, una squadra complessivamente tra le più competitive di sempre, con Mattia Guadagnini secondo nel Mondiale MX2 e l’esperto Alessandro Lupino. Ma soprattutto, la voglia di Cairoli di portarsi a casa questo trofeo dopo tredici tentativi (dal 2004, con le assenze forzate per infortunio del 2008, 2015, 2019), almeno due dei quali in cui si è veramente sfiorato il successo (2009 e 2018). Questa volta ci è riuscito, grazie a un gruppo solido capace di correre con un solo obiettivo e di mettere una pezza alle situazioni sfavorevoli.
La pioggia al Nazioni è ormai una costante; non si sono salvate le precedenti edizioni di Matterley Basin (2017), Red Bud (2018) e Assen (2019). E anche a Mantova ne è venuta giù quanto Dio ne ha mandata, quasi senza sosta, sin dalla tarda mattinata. Il che dava un vantaggio teorico alla nazionale antagonista, l’Olanda di Herlings, Coldenhoff e Van De Moosdijk, specialista dei terreni pesanti. Erano loro quelli da tenere d’occhio, ma senza trascurare la Francia e le possibili sorprese di Gran Bretagna e Danimarca.
La giornata del sabato dedicata alle qualifiche è andata via liscia, con Cairoli vincente in MXGP, Guadagnini quarto in MX2 e Lupino ottavo nella Open, per un terzo posto complessivo alle spalle di Olanda e Francia. I tre piloti hanno trascorso la serata sotto la tenda di “Casa Italia”, l’hospitality della FMI nel paddock. Il briefing con il CT Thomas Traversini è stato breve e molto sereno e anche nel resto della serata il clima era disteso e tranquillo. La strategia per la prima sfida MXGP/MX2 era semplice: far schierare per primo Guadagnini con il vantaggio di avere una posizione in griglia più interna e sopperire alla mancanza di potenza della 250 rispetto alle 450, mentre Cairoli doveva provare il colpaccio scattando da metà schieramento. L’obiettivo era la vittoria di manche di Tony e puntare al miglior piazzamento possibile per Mattia. La partenza era determinate in questo. Molti lo hanno detto, gli altri lo hanno pensato: dopo la prima curva avremo avuto già un’idea chiara del Nazioni che ci aspettava… E infatti abbiamo capito tutti che sarebbe stato un calvario. Cairoli è scattato effettivamente bene puntando l’esterno della prima curva, ma dall’interno è arrivato Coldenhoff che ha mancato la staccata finendo a terra e portando con sé Cairoli. Non potevamo iniziare peggio di così. Per fortuna Guadagnini ha sgomitato bene e si è portato a ridosso dei primi, lottando come un leone. Quando si è aperta la possibilità per lui di agguantare addirittura la seconda posizione ha dato l’anima, ma è finito a terra perdendo l’occasione. Ha salvato comunque un quinto posto finale (secondo delle MX2) che vale oro. Per vincere un Nazioni oggi, infatti, sono fondamentali le prestazioni del pilota in MX2. Al Contrario Antonio ha faticato molto a risalire, perdendo ulteriore tempo anche per cambiare gli occhiali a metà manche. L’impressione è che non abbia rischiato nulla, consapevole che un risultato negativo si può scartare. Fermo restando che, nella strategia iniziale, quel risultato doveva essere un primo o alla peggio un terzo posto. Cosa che ci ha messo in una condizione estremamente critica. Non potevamo più sbagliare. Ma abbiamo sbagliato lo stesso…
La manche centrale è stata quella probabilmente determinante, con Guadagnini e Lupino in pista. Questa volta lo start è andato liscio, con entrambi i nostri nelle prime posizioni. E ne sono successe di tutti i colori, con la Francia azzoppata da un guasto meccanico sulla moto di Vialle e una caduta di Boisrame, mentre la Danimarca perdeva Boegh Damm. Ma anche i nostri hanno sofferto, con una doppia caduta di Guadagnini e Lupino, per fortuna senza troppe conseguenze; continuando a lottare in una pista diventata infernale, hanno salvato il sesto e il settimo posto. Saranno questi i risultati che ci faranno vincere il Nazioni.
In effetti le cose sembravano essersi messe benino, in vista della terza manche. L’Italia era in testa sul Belgio e la Gran Bretagna. E toccava di nuovo a Cairoli.
Ma ancora una volta dopo la partenza è scesa una gocciolina di sudore freddo sulla schiena degli italiani. Alla prima curva Lupino è finito letteralmente fuoripista e non è riuscito a rientrare prima della seconda curva: “Ci ho provato - ha detto il Lupo a fine gara – ma in quella zona si era creato un lago di acqua e non potevo fare diversamente. Ho sentito lo speaker che parlava di penalità e mi si è gelato il sangue. Pensavo di aver rovinato tutto, di averla fatta grossa”. In quella situazione non era facile mantenere la calma e Ale è finito un’altra volta per terra, forte, vedendo tutto nero, con difficoltà a riprendere la gara. La penalità decisa in giuria valeva una penalizzazione di 10 posizioni… E per vincere serviva che Lupino passasse almeno il pilota davanti a lui, dolorante, sfinito. Davanti Cairoli stava gestendo la seconda posizione alle spalle di un imbattibile Jeffrey Herlings che, in quel momento, era in testa anche nell’assoluta con l’Olanda. Ai box Mattia Guadagnini seguiva la gara in lacrime, tenendosi il torace con la mano per contenere un’emozione pazzesca per un ragazzo di 19 anni che stava per vincere un Nazioni al primo tentativo! “Devi passare” scrivevano sulla lavagna a Lupino, con Cairoli che cercava di capire la situazione ascoltando lo speaker giro dopo giro. Con una sferzata di orgoglio Lupino è riuscito nel sorpasso al lettone Sabulis, ma non era ancora finita. Visibilmente distrutto, Alessandro ha fatto un altro errore e non è riuscito a togliersi di dosso Sabulis fino alla bandiera a scacchi. Un finale tesissimo dove bastava un piccolo errore per vanificare tutto. Herlings ha portato a compimento l’impresa vincendo, dietro di lui ha tagliato il traguardo Cairoli, che pochi metri dopo si è fermato a chiedere informazioni a Massimo Beltrami delle Fiamme Oro, per capire cosa stesse succedendo. “Se rimane tutto così abbiamo vinto – gli ha detto – Dipende da Lupino”. È stato il minuto più lungo della storia, in attesa di veder comparire la sagoma numero 48, con tutti con lo sguardo puntato sul finish line. Finalmente Alessandro è arrivato, nella posizione che bastava per vincere di un punto sull’Olanda e di due sulla Gran Bretagna! Per un soffio.
Dopo è stata festa, con Lupino che ha lanciato la moto andando ad abbracciare l’amico di sempre Tony Cairoli, mentre pochi metri più in la Guadagnini piangeva come un bambino. Missione compiuta, l’Italia ha vinto la settantaquattresima edizione del Motocross delle Nazioni, per la terza volta dopo i precedenti successi del 1999 e del 2002. Dopo la conferenza stampa di rito, i festeggiamenti sono proseguiti prima sotto la tenda del Team De Carli e poi a Casa Italia, con la cena servita a base di pizza nel Team MRT di Lupino. Un successo che bissa quello conquistato dagli azzurri nell’ultima Sei Giorni. The Italian Job.