Arriviamo in pista dopo diversi km di strada stretta in mezzo alle vigne. Da subito capisco che la giornata sarà interessante e non solo per la moto: già dal finestrino dell'auto scopro un tracciato fatto di saliscendi, curve in contropendenza, panettoni, doppi in discesa. Figata. La moto, poi, è la ciliegina sulla torta. Le nuove forme, ma soprattutto la colorazione vintage a fondo bianco con sfumature di rosa, viola e arancio creano un risultato favoloso. Non è solo una grafica, è un qualcosa che per chi ha vissuto gli anni 90 del motocross ha un significato importante. Già solo salirci sopra è un onore, girarci in pista un piacere. Ma questo lo scopriremo più avanti.
La prima entrata è utile a prendere confidenza con tutte le novità: moto, ma soprattutto pista. E il feeling non è immediato con nessuna delle due. La nuova Yamaha è tanto diversa dalla precedente e la pista ha caratteristiche che in Lombardia/Piemonte (zone in cui bazzico io) non si trovano. In due curve si capisce che la moto ha fatto un enorme salto in avanti quanto a maneggevolezza e c'è da mettere a fuoco il suo limite. Negli anni abbiamo capito che l'eccesso di agilità può essere anche un contro. Quel che è certo è che oggi la Yamaha si è snellita tantissimo, ha un profilo sella più rettilineo e permette un contatto tra le gambe e la moto più ampio e naturale, anche grazie alla nuova posizione delle pedane. Il posteriore è più alto, la sella dura e con un profilo stondato che fa rimpiangere il livello di comfort a cui la YZ ci aveva abituato in passato. Anche le sospensioni sono più sostenute, diciamo che tutto il pacchetto è complessivamente più rigido, creando un configurazione pensata per un'utenza giovane, agile e veloce. La formula è semplice: maggiori prestazioni dinamiche uguale minor comfort. Yamaha si è allineata ai concetti ciclistici di ultima generazione: Honda, KTM, Husqvarna, GASGAS vanno tutte nella stessa direzione: posteriore alto, grande capacità di ingresso curva, sospensioni sostenute, alta rigidità.
Al primo turno non mi sono divertito. Al secondo è andata già meglio. Al terzo ho capito il potenziale di questa moto. La pista nel frattempo si è segnata, sono usciti i canali in curva, sono emerse le buche in staccata. Ma è aumentato anche il mio feeling e la velocità generale. Mi sono accorto che più andavo forte più la moto mi dava sicurezza e sostegno. E diventava facile. Così ho iniziato a divertirmi tantissimo, per le doti dinamiche. Il progetto Reverse ha sempre sofferto di una sensazione di pesantezza all'anteriore che oggi è totalmente sparita a vantaggio di una direzionalità pazzesca. Anche a centro curva si può decidere di chiudere la linea e la moto ti asseconda, si può cambiare traiettoria anche una volta in inserimento in piedi, ti segue sempre. E senza mai fare scherzi. L'anteriore non si è mai chiuso, quel limite di cui parlavo all'inizio l'ho capito ed è sincero, non ti tradisce. Non c'è eccesso di maneggevolezza, ma un ottimo equilibrio. Una volta averci preso la mano curvare è facile e super divertente. Anche il controllo in aria è naturale, la moto è bilanciatissima e anche in questa circostanza non fa scherzi; tra salti in discesa, in salita, grossi panettoni, non ha mai risposto in modo brusco o inaspettato. Ma, anche in questo caso, più si va forte e meglio è. Per questo la vedo più adatta a un'utenza giovane e determinata, piuttosto che all'amatore della domenica. Del resto quando hai un alto limite ciclistico, poi devi saperci arrivare per poterlo attivare e godertelo.
I freni sono migliorati tanto rispetto a quelli di qualche anno fa, ma ancora non sono un riferimento per potenza pura. L'avviamento elettrico, al contrario, è finalmente efficace. La vecchia Yamaha non partiva sempre benissimo, oggi si è allineata alle migliori. E nonostante la frizione a cavo, non si sono mai registrati gonfiaggi o fastidi.
Veniamo al motore. L'ho lasciato per ultimo perché fondamentalmente non è cambiato. Quantomeno nella sua capacità di svilupparsi. Pronto sotto, ottimo ai medi, scarso nell'allungo. Il classico motore Yamaha 250 4 tempi si conferma, con i suoi pro e i suoi contro. Il vantaggio è sicuramente quello di avere una ottima risposta al gas e poter sfruttare una schiena proverbiale per la categoria. Questo rende la moto molto facile da utilizzare e alla portata di tutti. Non è quella 250 che va solo in alto e quindi sei costretto a tirarle il collo per poter chiudere i salti o avere spinta in uscita. La Yamaha da questo punto di vista ti risolve gran parte delle difficoltà, come ha sempre fatto in passato. Il contro è che insistere sulla marcia non paga, anzi. Il limitatore è ancora facilmente raggiungibile e quindi si deve andare a usare tanto il cambio. Questo, in un tracciato come quello del test, è stato un po' un limite. Tutti i saliscendi erano raccordati da tornantini molto lenti, da affrontare in seconda marcia (in terza non era ideale per avere il giusto slancio in uscita), per poi innestare una o due marce (la rapportatura è corta) per raggiungere la vetta della salita; e poi toglierle di nuovo. Con la nuova cassa filtro anche il sound è cambiato, oggi meno acuto sotto al naso e decisamente più piacevole. Anzi, proprio bello. A livello elettronico si è fatto un passo in avanti enorme. La vecchia app Power Tuner era troppo complicata da usare ed era quasi impossibile riuscire a ottenre un risultato migliore di quello proposto da Yamaha. Oggi basta scorrere il dito sui parametri già programmati e sbizzarrirsi sulla personalizzazione. Purtroppo alle presentazioni non c'è modo di approfondire questi aspetti e neppure di ricercare il setup più adeguato. Ma avremo modo di farlo una volta che la moto sarà disponibile in Italia.
La bandiera a scacchi chiude il nostro test. E mi dispiace. Un po' perché piste come queste non si trovano facilmente da noi in Italia, ma soprattutto perché iniziavo a prenderci la mano e avrei girato ancora. Questa nuova Yamaha è ben riuscita, bella, moderna nelle linee e nel comportamento. Che vuoi di più?