Decise di restare con la Maico anche per il 1980, ma le cose peggiorarono senza speranza. Così piantò tutto e l’anno dopo ricominciò a correre con una Suzuki 125 privatissima, allenandosi come si deve e portando a termine una stagione completa, terminata con un nono posto nel National. Lo stesso anno vinse la Trans-USA Support Series 500 cc con una Honda. Questo successo impressionò la Casa dell’ala dorata al punto che Roger De Coster (ai tempi team manager HRC) lo mise sotto contratto per il 1981 e gli affidò una moto ufficiale. Con quella Magoo lottò per vincere il National 500 per due anni consecutivi e corse la gara più bella della sua carriera vincendo il GP del Mondiale di cross a Carlsbad, California, nel 1982. “I fan semplicemente lo adoravano - disse De Coster - era sempre disponibile con tutti. Anche se non vinse mai un titolo, con il suo stile di guida e la sua simpatia portò una grandissima pubblicità a tutto il Team”. Magoo dimostrò di essere il più grande di tutti quando i migliori di ogni disciplina di fuoristrada (cross, dirt track, pista, enduro) decisero di sfidarsi nell’ABC Wide World of Sport “Superbikers”, una gara pensata per promuovere la moto in TV. In pratica una sorta di sfida di supermotard con moto da cross e gomme stradali, correndo su asfalto e terra a tutta velocità. Magoo vinse la gara facendo un sorpasso incredibile a Steve Wise (lo specialista di quella disciplina), che si era voltato a sinistra per inquadrare Danny, mentre lui lo sfilava alla sua destra. Fu l’apoteosi, la popolarità di Magoo negli USA divenne enorme. Ma non era ancora nulla rispetto a quando, quello stesso anno, vinse tutte e quattro le manche dei due eventi internazionali a squadre, il Trophies of Nation in Germania a Galildorf con la 250 e il Motocross of Nation a Wohlen in Svizzera con la 500, vestendo la maglia a stelle e strisce. Nessuno, oltre a lui, era mai riuscito nell’impresa. Quando Magoo tornò in patria era ormai diventato una star a livello mondiale. I due anni successivi non furono, però, così fortunati. Chandler si fece male nell’83 e alla fine dell’84 si separò dalla Honda, che decise di puntare su altri piloti. Era già l’ora di David Baley e Ricky Johnson. Magoo ricevette la chiamata dalla Kawasaki Inghilterra per correre il Mondiale cross in Europa. Accettò, ma il loro rapporto durò pochissimo, perché presto scoprì di essere stato ingaggiato per terminare le gare alle spalle del suo compagno di squadra; Magoo non era tipo da star dietro a queste forzature. Così fu immediatamente messo sotto contratto dal Team KTM gestito da Arnaldo Farioli per correre con la 500 ufficiale. Con la moto austriaca vinse il GP di Francia e lottò per il titolo fino a metà stagione, quando fu costretto ad abbandonare ogni speranza anzitempo per una terribile caduta nel GP d’Italia. Rientrò in America, ma fu contattato di nuovo dall’Italia. Questa volta fu il Team Kawasaki di Nazareno Cinti a dargli la chance di vincere il Mondiale 1986. L’accordo si fece e tutto fu organizzato nel migliore dei modi. Nessuno poteva mai immaginarsi che la storia di quell’uomo così stupefacente potesse fermarsi all’improvviso e in un modo così assurdo. Quell’inverno arrivò la dannata notte di Bercy e le cose non furono più le stesse. Magoo ci mise del tempo per accettare quello che gli successe e quello che gli accadeva intorno. La sua famiglia precipitò in un vortice di tristezza talmente straziante che non fu in grado di risollevarsi. Dopo aver perso sua moglie ed entrambi i genitori nel giro di pochi anni, Chandler trovò la forza per reagire, aiutato dagli amici e dalla fede. Decise che la sua vita non poteva finire lì e che tutto quello che gli era accaduto poteva essere d’esempio ad altri.