Senza limiti: la storia di Danny "Magoo" Chandler

Il 4 maggio 2010 ci lasciava Danny "Magoo" Chandler uno dei più grandi talenti che il motocross americano abbia mai prodotto. Personaggio pazzesco, capace di evoluzioni straordinarie in sella, ma anche dedito a spettacolari incidenti; uno di questi gli cambiò profondamente la vita, nel 1985. Ripercorriamo la sua incredibile storia

1/3

All'epoca in cui le parole whip, scrub, freestyle non esistevano in nessun vocabolario motocrossistico, Magoo ne faceva di tutti i colori. Niente sembrava impossibile per lui. Con la moto era capace di realizzare cose impensabili per chiunque. Una lucida follia che alla gente piaceva tantissimo. La sua fantasia non era paragonabile a nessuno, così come il suo coraggio. E mentre gli avversari si dannavano a guidare al loro massimo, lui li superava volando sopra le loro teste, come se nulla fosse. Il suo segreto era proprio quello: interpretare la pista vedendo quello che gli altri non riuscivano a vedere. Guidava sopra i limiti, non si tirava indietro di fronte a nessuna sfida. Adorava festeggiare le sue vittorie con la moto piatta, il corpo verticale e la mano verso il cielo. Quella mossa divenne il simbolo del motocross degli anni 80. Il destino crudele volle che una notte al Supercross di Parigi Bercy, alla fine del 1985, fosse proprio quel salto a cambiare la sua vita. Un atterraggio sbagliato, la sua moto che volta improvvisamente verso sinistra e sbatte contro le balle di paglia, finendo tra i fotografi. Cadendo, il suo corpo si è piegato in due e la sua schiena si è spezzata, lasciando Chandler su una sedia a rotelle. A soli ventisei anni.

1/4

Il suo classico modo di festeggiare: moto piatta e busto dritto

Da quel momento la sua vita ha preso una piega orribile. La moglie Tracy lo ha abbandonato, la madre morì poco dopo e il padre visse gli ultimi anni nel dolore, sentendosi responsabile dell’accaduto per avergli insegnato ad andare in moto. “Mi alzavo la mattina e mio papà mi massaggiava i piedi piangendo e dicendo che il mio incidente era colpa sua. Io gli dicevo “papà, tu non c’entri. Io amo la moto, più di qualsiasi altra cosa”. Magoo era nato in California, a Sacramento, il 5 ottobre del 1959. Tutta la sua famiglia era legata alle moto. Il padre era un pilota di enduro e anche le sue due sorelle correvano. Lui salì in sella a 4 anni e fu velocissimo da subito, al punto di dover correre contro avversari più grandi di lui per competere alla pari. Andava a scuola con una minimoto e al ritorno sfidava i compagni in macchina sulla strada, mentre lui correva nel viale sterrato a fianco. A 14 anni era già in grado di correre da professionista, ma dovette aspettare i canonici 16 per avere la licenza. Prima di allora vinse ogni categoria a cui prese parte, iniziando a riscuotere una certa fama, soprattutto per il suo stile tutto talento e azzardo. Nel 1976 iniziò a correre nel supercross con la 500 2 tempi, poi arrivarono le prime esperienze all’estero e nel 1979 anche il primo contratto da pilota ufficiale con la Maico. Purtroppo, la moto non era competitiva e Magoo faticò moltissimo a ottenere risultati di un certo rilievo. Ma il suo stile era diventato ancora più aggressivo e la grossa e pesante Maico volava insieme a lui in ogni modo possibile. Spesso, però, le sue evoluzioni finivano male e gli incidenti divennero parte del suo gioco, al punto che il pubblico gli affibbiò il soprannome di “Magoo”, un personaggio dei cartoni animati orbo, che andava a sbattere dappertutto. Nonostante il soprannome non gli piacesse, Magoo iniziò ad apprezzare la folla che lo inneggiava ad ogni sua evoluzione; “Magoo, Magoo”. Lo adoravano, non perché fosse il pilota vincente, bensì quello che la faceva divertire. I salti interpretati singolarmente dai suoi avversari diventavano doppi o tripli sotto le sue ruote, ogni rampa era un’occasione per piegare la moto, togliere i piedi dalle pedane o le mani dal manubrio. Magoo non aveva limiti.

1/4

Chandler in sella alla Maico

Decise di restare con la Maico anche per il 1980, ma le cose peggiorarono senza speranza. Così piantò tutto e l’anno dopo ricominciò a correre con una Suzuki 125 privatissima, allenandosi come si deve e portando a termine una stagione completa, terminata con un nono posto nel National. Lo stesso anno vinse la Trans-USA Support Series 500 cc con una Honda. Questo successo impressionò la Casa dell’ala dorata al punto che Roger De Coster (ai tempi team manager HRC) lo mise sotto contratto per il 1981 e gli affidò una moto ufficiale. Con quella Magoo lottò per vincere il National 500 per due anni consecutivi e corse la gara più bella della sua carriera vincendo il GP del Mondiale di cross a Carlsbad, California, nel 1982. “I fan semplicemente lo adoravano - disse De Coster - era sempre disponibile con tutti. Anche se non vinse mai un titolo, con il suo stile di guida e la sua simpatia portò una grandissima pubblicità a tutto il Team”. Magoo dimostrò di essere il più grande di tutti quando i migliori di ogni disciplina di fuoristrada (cross, dirt track, pista, enduro) decisero di sfidarsi nell’ABC Wide World of Sport “Superbikers”, una gara pensata per promuovere la moto in TV. In pratica una sorta di sfida di supermotard con moto da cross e gomme stradali, correndo su asfalto e terra a tutta velocità. Magoo vinse la gara facendo un sorpasso incredibile a Steve Wise (lo specialista di quella disciplina), che si era voltato a sinistra per inquadrare Danny, mentre lui lo sfilava alla sua destra. Fu l’apoteosi, la popolarità di Magoo negli USA divenne enorme. Ma non era ancora nulla rispetto a quando, quello stesso anno, vinse tutte e quattro le manche dei due eventi internazionali a squadre, il Trophies of Nation in Germania a Galildorf con la 250 e il Motocross of Nation a Wohlen in Svizzera con la 500, vestendo la maglia a stelle e strisce. Nessuno, oltre a lui, era mai riuscito nell’impresa. Quando Magoo tornò in patria era ormai diventato una star a livello mondiale. I due anni successivi non furono, però, così fortunati. Chandler si fece male nell’83 e alla fine dell’84 si separò dalla Honda, che decise di puntare su altri piloti. Era già l’ora di David Baley e Ricky Johnson. Magoo ricevette la chiamata dalla Kawasaki Inghilterra per correre il Mondiale cross in Europa. Accettò, ma il loro rapporto durò pochissimo, perché presto scoprì di essere stato ingaggiato per terminare le gare alle spalle del suo compagno di squadra; Magoo non era tipo da star dietro a queste forzature. Così fu immediatamente messo sotto contratto dal Team KTM gestito da Arnaldo Farioli per correre con la 500 ufficiale. Con la moto austriaca vinse il GP di Francia e lottò per il titolo fino a metà stagione, quando fu costretto ad abbandonare ogni speranza anzitempo per una terribile caduta nel GP d’Italia. Rientrò in America, ma fu contattato di nuovo dall’Italia. Questa volta fu il Team Kawasaki di Nazareno Cinti a dargli la chance di vincere il Mondiale 1986. L’accordo si fece e tutto fu organizzato nel migliore dei modi. Nessuno poteva mai immaginarsi che la storia di quell’uomo così stupefacente potesse fermarsi all’improvviso e in un modo così assurdo. Quell’inverno arrivò la dannata notte di Bercy e le cose non furono più le stesse. Magoo ci mise del tempo per accettare quello che gli successe e quello che gli accadeva intorno. La sua famiglia precipitò in un vortice di tristezza talmente straziante che non fu in grado di risollevarsi. Dopo aver perso sua moglie ed entrambi i genitori nel giro di pochi anni, Chandler trovò la forza per reagire, aiutato dagli amici e dalla fede. Decise che la sua vita non poteva finire lì e che tutto quello che gli era accaduto poteva essere d’esempio ad altri.

1/3

Magoo sulla Honda CR 500 con manubrio piegato!

Danny iniziò a promuovere piccole gare di mountain bike e si legò all’associazione DARE, che promuoveva un programma contro la droga nelle scuole per i ragazzi più piccoli. Fondò una propria associazione chiamata Riders Helping People, in cui coinvolse i piloti più famosi a schierarsi a favore dei bambini malati, aiutando le famiglie e gli ospedali pediatrici. Sempre con la RHP si impegnò in una scuola di moto per giovanissimi, in cui cercò di coinvolgere e avvicinare più ragazzi possibile alla pratica della moto, insegnando l’importanda del corretto uso delle protezioni e dell’abbigliamento. Purtroppo il 4 maggio 2010 è arrivata la notizia del suo prematuro decesso, per un attacco di cuore. Aveva 51 anni. L’ultima sua visita in Italia risale a ottobre 2009, nel mitico Motocross delle Nazioni di Franciacorta. Inutile dire che è stato un bagno di folla, superiore forse anche a quello ricevuto dalla squadra USA che ha corso e vinto quella gara. Il suo fisico non era in forma, debilitato da uno stato di salute già precario. Ma il suo animo era tornato sereno e questo si vedeva. Era felice di essere lì e aveva anche ritrovato un minimo di armonia con la vita. “Alla lunga l’incidente mi ha reso una persona più ricca e più completa. Se le cose non fossero andate in quel modo sarei solo un’altra persona che cammina. Adesso, invece, ho una storia interessante e convincente da raccontare ai ragazzi”. L’avresti avuta comunque. Grazie di tutto Magoo.

Magoo con Alex Salvini al Nazioni di Franciacorta 2009

Indossate le protezioni!

Riportiamo una parte di una vecchia intervista rilasciata da Magoo, in cui ha parlato dell'importanza di usare le protezioni. Siamo sicuri che gli farebbe piacere vedere ribadite le sue idee, fondate sull'esperienza personale: “Almeno una volta alla settimana ricevo messaggi o telefonate in cui mi informano che qualcuno si è fatto male alla spina dorsale e che c’è bisogno di appoggio medico, infermieristico e sedie a rotelle. Queste cose potrebbero essere prevenute indossando protezioni per la parte alta del corpo, che dovrebbero essere obbligatorie per i ragazzi sotto i 16 anni. Prendiamo per esempio il kart: prima dell’introduzione del “neck brace” c’era un alto numero di fratture alla clavicola, ferite al collo e alla schiena; dopo la sua adozione questo tipo di infortuni si sono drasticamente ridotti. Il motocross è praticato da moltissime persone, perché questi sistemi non sono ancora obbligatori? Qual è la cosa più importante che una persona può fare per la sua sicurezza? Indossare le protezioni e il casco. Tutti sappiamo che andare in modo è pericoloso e tutti dovremmo indossare le protezioni, il casco e il neck brace. Quanti altri professionisti devono restare paralizzati prima che succeda qualcosa? Andate in una qualsiasi scuola di cross: vi insegneranno a saltare i doppi, a correre, ad essere veloci. Sbagliato! Gli istruttori dovrebbero prima di tutto educarti all’importanza dell’equipaggiamento di sicurezza prima di insegnarti altro. Se avessi avuto le protezioni che ci sono oggi, probabilmente non sarei finito così”

I video di Motociclismo Fuoristrada

© RIPRODUZIONE RISERVATA