Nella storia c’è stato anche chi quell’aereo non l’ha mai preso. O chi venne a metà, come Pastrana nel 2003. Travis disse di essersi fatto male a un ginocchio e fece solo un giro di pista in borghese.
"Pastrana a noi non aveva detto che si sarebbe dovuto operare fino al mercoledì mattina (martedì sera per loro) prima della gara, a intervento già avvenuto e quando Motosprint era già in edicola. A quei tempi non si riusciva a comunicare velocemente come oggi, così decidemmo di farlo comunque venire, tanto i voli erano ormai prenotati. Non si comportò troppo bene con noi. Così come Stewart".
Stewart, nel 2009, non si presentò.
"Ebbe un malore durante il Supercross di Bercy, che precedeva Genova. Oggi posso pensare che il problema ci fosse effettivamente, però avrebbe potuto almeno farci recuperare i soldi di quattro voli in business class con una semplice comunicazione sul suo stato di salute alla compagnia aerea, ma non lo fece. Fu un peccato, perché in quel momento era all’apice e sarebbe stato bello vederlo a Genova".
Ci furono strascichi anche sulla vostra reputazione.
"Noi non abbiamo mai annunciato qualcosa che non fosse vero o almeno stabilito. Poi le cose le devi dire, mica le puoi fare di nascosto. E pensa che, al contrario, proprio con Stewart volevamo fare una sorpresa a tutti, presentandolo lì, senza annunciarlo prima. Sarebbe stato pazzesco. Non so se saremmo riusciti a farlo, ma ci era balenata questa cosa; te lo dico per far capire la nostra buona fede. Poi chi ci crede ci crede, chi non ci crede non ci crede. Solo che con certi piloti è stato difficile onorare gli impegni presi. L’unico che ha dimostrato una serietà assoluta in questo senso è stato Trey Canard: un anno non riuscì a essere presente per motivi personali e non solo ci restituì tutti i soldi, ma ci rimborsò anche dei biglietti dei voli che avevamo preso per lui".
Oltre a Canard quali sono stati i piloti che ti sono piaciuti di più?
"Tutti. A parte qualche nome di secondo piano o qualche promessa tipo Jason Lawrence; un grande talento, ma come persona è veramente ingestibile. I migliori ci hanno spesso fatto i complimenti e i più apprezzati, negli anni, sono stati quelli di McGrath e di Tomac. Un anno Eli ci disse che la pista gli era piaciuta e ci chiese di poter fare dei test il giorno dopo, in solitaria; così non liberammo il palazzetto per lui".
In questi anni sono cambiate le generazioni e anche l’approccio dei piloti. Perché una volta c’erano al via tutti i migliori americani e poi sempre meno?
"Il livello del Supercross USA è cresciuto. Così quello che per i piloti era un momento per raggranellare un po’ di soldi è diventato un momento per riposarsi; oppure per prendere tantissimi soldi. I piloti di secondo piano è inutile prenderli, mentre i top rider scelgono le gare a cui partecipare, ne fanno poche e si fanno pagare tanto. Gli ingaggi, da quando abbiamo iniziato a oggi, sono in proporzione 1 a 10. E pagarli tanto non sempre è sufficiente, perché devono trovare anche altre cose, come la pista che gli serve, la propria moto, ecc".
Chi è il pilota che ha chiesto l'ingaggio più alto?
"Non vorrei dirti la cifra, ma in generale Reed e Tomac sono stati i piloti che ci sono costati di più".