Prova dischi freno Galfer: meglio 260, 270 o 280 mm?

Abbiamo testato i dischi maggiorati della famiglia Galfer, partendo dal freno standard da 260 mm della GASGAS MC 450F per poi salire a 270 mm e 280 mm “baffati”; con pastiglie standard e Racing. La fase di frenata cambia completamente, aumentando nettamente la modulabilità

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Del comparto freni si parla sempre troppo poco. Eppure, la fase di rallentamento è di pari importanza a quella di accelerazione; forse anche di più. Perché vincola l’ingresso in curva, un momento in cui si può fare la differenza sugli avversari rispetto all’uscita, dove (in teoria) si sta tutti con il gas aperto. Oggi possiamo approfondire questa fase di guida, mettendo alla prova i prodotti Galfer sulla pista di Bosisio Parini (LE). Vi diciamo subito che non vi forniremo informazioni di valore assoluto, perché la frenata è un concetto troppo soggettivo per poter definire l’optimum. Ci sono piloti, per esempio, che preferiscono avere un freno aggressivo sin dal primo tocco della leva, altri che sfruttano meglio un prodotto più modulabile. Oltre a questo, ci sono i vari livelli di setup, esattamente come per sospensioni o gestione elettronica; in caso di pista velocissima con staccate nette si punta su prodotti più potenti, in condizioni di scarso grip si scelgono soluzioni più gestibili. In generale, i due aspetti su cui si fonda tutto il concetto di frenata sono potenza (forza frenante) e modulabilità (gestibilità). Riuscire a trovare il gusto mix tra questi due punti è l’obiettivo delle aziende specializzate. Per farlo, si lavora su svariati parametri come il diametro del disco e la sua fattura. Esistono dischi a profilo rotondo (pieni o forati), a margherita o baffati, cioè con superficie scanalata (a loro volta fissi o flottanti).

TONDI O A MARGHERITA?
Le differenze tra il tondo, quello a margherita o baffato sono tutte legate al contatto tra il disco e le pastiglie. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quello tondo garantisce meno impronta, nonostante offra una maggiore superficie. Quello a margherita, ormai classicissimo su quasi tutte le moto di serie ha una maggiore forza frenante al primo tocco della leva e disperde meglio il calore. Il baffato è una meravigliosa via di mezzo, con meno impeto in prima battuta rispetto al margherita, ma è migliore di quello tondo e offre un buon mix tra potenza e modulabilità. Questa è una teoria di massima, perché a seconda dell’azienda che propone un determinato prodotto variano materiali, forme, dimensioni in grado di rimescolare la questione. Il concetto descritto viene a sua volta aumentato o ridotto se si monta un disco con attacco fisso o flottante. I criteri di scelta dei piloti su questo aspetto non sono solo legati al funzionamento, ma in ottica gara, perché il flottante offre qualche garanzia in più quanto ad affidabilità in condizioni estreme, avendo una capacità di gioco in grado di assorbire meglio le sollecitazioni derivate dai canali profondi o da impatti con pietre o contatti. Quello fisso, invece, è più costante, coerente, sincero, ma anche più esposto agli "agenti esterni". Anche in questo caso, le preferenze sono del tutto personali e variano da pilota a pilota.

PRODOTTI IN PROVA

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Tornando al test, oggi mettiamo alla prova i freni prodotti dall’azienda catalana Galfer che, negli ultimi anni, sta investendo molto nel settore offroad, annoverando diversi top rider del Mondiale cross ed EnduroGP. I prodotti sono differenziati, per esigenze specifiche (per esempio nell’enduro il freno posteriore ha una valenza diversa rispetto al motocross). Oggi ci concentriamo sui dischi da cross, potendo mettere alla prova i maggiorati da 270 mm e da 280 mm con profilo baffato. In abbinamento, le pastiglie Racing sinterizzate, caratterizzate dal fondo bianco. L’obiettivo del test è capire come si comportano i prodotti catalani, messi alla prova da un pilota di medio livello.

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Sopra, il disco Galfer montato pronto per il nostro test: abbiamo a disposizione i dischi da 270 mm (codice DF606RWS) e 280 mm (cod. DF606RWSX), identici dal punto di vista estetico; anche lo spessore di 3 mm è il medesimo, così come il prezzo di 149 euro, varia solo il diametro. Entrambi hanno profilo ondulato e scanalatura, pensata per modificare la frenata e tenere maggiormente pulite le pastiglie. Per essere montati hanno bisogno della staffa (in alluminio anodizzato, che vedete in foto sopra). In abbinamento, avevamo a disposizione anche le pastiglie Racing di Galfer sinterizzate e riconoscibili dal fondo bianco (prezzo 39 euro), a differenza di quelle Brembo di serie a fondo "grezzo". Come base abbiamo utilizzato una GASGAS MC 450F, che monta di serie un disco Galfer a margherita da 260 mm, usato come riferimento di partenza, abbinato alle pastiglie di serie Brembo. Dopo aver preso i riferimenti con la configurazione del freno standard siamo saliti al disco da 270 mm con pastiglie di serie e poi Galfer Racing, per poi ripetere il procedimento con il disco da 280 mm. Girando pagina, tutte le nostre sensazioni dinamiche.

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A due passi dalla sede italiana di Bosisio Parini (LE) si trova un impianto da cross storico della Lombardia che si sviluppa in un sottobosco e mixa tratti veloci ad altri più guidati. L'assenza di precipitazioni di questo periodo ha reso il fondo, già di per sé duro, molto battuto e scivoloso. Una situazione impegnativa per provare staccate al limite. La premessa è doverosa, più del solito, perché come vedremo queste condizioni difficili ci hanno permesso di capire meglio il lavoro dei freni Galfer, rispetto a una pista con tanto grip.
Siamo partiti dalla configurazione standadr della GASGAS, quindi disco a margherita da 260 mm e pastiglie originali Brembo. Un "pacchetto" che conosciamo bene, un freno onesto, sincero, non aggressivo al primo tocco di leva (rispetto ad altri come Nissin), ma sufficientemente potente. La condizione limite del fondo rende gli inserimenti in curva non sempre facili, dovendo calcolare bene il punto di staccata e la gestione della frenata per mantenere le ruote nell'unica traiettoria pulita, salvo finire larghi e perdere un sacco di tempo. Con il materiale standard non abbiamo avuto problemi particolari: è sufficiente fare tutto nel modo giusto per avere un buon risultato; ma provando a esagerare, il margine di errore è minimo. Lo step successivo è stato quello di passare al disco maggiorato a 270 mm con pastiglie Galfer Racing. Sin dal primo giro si è apprezzato un netto aumento della modulabilità, rimasta coerente per tutta la manche di prova, mentre le pastiglie hanno un po’ calato la potenza col passare dei giri. Nella condizione del test, come detto molto particolare, questa potenza non eccessiva è stata un vantaggio, perché ha evitato di accusare perdite di aderenza all’anteriore, ma sarebbe stata probabilmente meno efficace su un fondo con tanto grip. Siamo così entrati con disco da 270 mm e pastiglie di serie Brembo, evidenziando ancora un alto livello di modulabilità con un upgrade di potenza dal primo tocco della leva, per tutto il resto della corsa. È stata poi la volta del 280 mm, di nuovo con pastiglie Racing e poi di serie; rispetto alla stessa configurazione con il 270 mm si è andati ad aumentare la forza, perdendo un po’ di modulabilità, comportamento ancora più accentuato con le pastiglie di serie.
Ricapitolando, la migliore combinazione raggiunta della giornata (in senso generale) è stata: disco da 270 mm e pastiglie di serie. Questo in una condizione normale, mentre in caso di pista con molto poco grip, le pastiglie Galfer davano una maggiore tranquillità di staccata, avendo meno potenza e mordente. Anche il disco da 280 mm non ci è dispiaciuto, ma si andava forse fin troppo oltre la facilità di approccio alla staccata. Il dato certo, è che con il disco Galfer si è andati a migliorare nettamente la staccata, rendendo la frenata più sincera, coerente, in grado di perdonare l’errore e permetterti di recuperarlo più facilmente; quindi un freno più gestibile per l’amatore, ma anche efficace per i pro.

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