Che si sia voltato pagina lo capisci dal primo sguardo alle moto. Sono diversi i volumi, le forme, la posizione di alcuni dettagli e degli accessori. Per esempio, il pulsante di accensione e spegnimento sono entrambi sul lato destro del manubrio… Solo a fine test sono riuscito a ricordarmi dove andarlo a cercare a colpo sicuro, dopo che per tutto il giorno mi sono ritrovato a fare dei cerchi nel vuoto con l’indice della mano sinistra attorno al nuovo selettore della mappatura. Ci metti poco a capire che con il nuovo telaio si è voltato pagina; già dai primi metri avverti un posteriore più alto e un netto cambio di carattere. Una delle qualità delle vecchie generazioni era la stabilità, derivata da una tendenza a far lavorare basso il monoammortizzatore. Seppur a scapito della maneggevolezza nello stretto. Con il nuovo telaio si è andati a guadagnare moltissimo in guidabilità, senza perdere troppo in stabilità sul veloce. In questo senso abbiamo avuto un feeling più vicino al prodotto jap rispetto al passato, quando il carattere KTM era nettamente più marcato. Leggendo la cartella stampa si fa spesso riferimento alla ricerca di limitare lo "squat”, cioè i movimenti laterali del posteriore; effettivamente questo si apprezza, in abbinamento a una minore capacità di derapare, facendo mantenere alla moto una migliore linearità in uscita di curva. Con il nuovo telaio e i set up del test, abbiamo anche avvertito qualche vibrazione in più sulle pedane della 450.
Altro aspetto inedito è quello legato all’ergonomia, totalmente diversa, molto più rettilinea e meno “spanciata” sia sul davanti sia sul posteriore. Forse è persino più “ricca” nella zona della sella, ma è più coerente in ogni punto. I convogliatori si allargano appena nella zona dei radiatori, per poi proseguire dritti in avanti e non più verso l’esterno, creando un effetto visivo molto particolare quando sei in sella.
La sella, o nel complesso tutta la parte su cui il pilota è attivo, sembra andare a caccia di performance, a discapito di una parte di quel comfort di guida che è stata una bandiera delle ultime versioni. In questo caso, però, ci sentiamo di dire che la storia si ripete; anche negli anni precedenti, quando si è cambiato (2011, 2013, 2016, 2019) si è sempre avvertito un set up generale molto sostenuto e tendente al rigido, che man mano è andato ad allentarsi, recuperando comfort. Anche questa volta si è partiti così, con un concetto ciclistico di base votato alla performance, su cui l’utente finale dovrà lavorare per trovare il suo set up ideale. Percorso sempre più semplice grazie alla forcella ad aria che permette facilmente di variare la pressione e delle regolazioni manuali, presenti da oggi anche sul monoammortizzatore (comprese le alte velocità). In occasione di questo primo test non siamo riusciti a dedicarci a questo aspetto in modo particolare, lo faremo prossimamente. Ma già variando qualche click abbiamo avuto da subito ottime risposte.
Una innovazione introdotta sui 2023 è il Quickshifter, cioè il cambio elettronico, che si può disinserire direttamente dal selettore sul manubrio. Possiamo dire che funziona! Metti la moto a manetta, aspetti che salgano i giri, provi a fare pressione sulla leva e la marcia entra con facilità. Il passaggio è accompagnato da uno “scoppio”, estremamente piacevole da sentire (lo stesso che si avverte sulle moto stradali che usano questa tecnologia da tempo).