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Marco Gualdani
17 October 2023

Cairoli in Ducati: perché no, perché sì

Si mormora di un imminente passaggio di Cairoli alla Ducati, pronta a investire nel motocross. Una possibilità non così remota, se si pensa al fatto che a Borgo Panigale hanno molto più bisogno di Tony di quanto ne abbia ormai KTM

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Cairoli - Ducati. Sembra incredibile. Eppure il mormorio del paddock porta sempre più in quella direzione e a specifica domanda Tony non smentisce, anzi. Sembra pronto un accordo che legherebbe il nove volte iridato a Ducati per i prossimi due anni (almeno), per coprire vari ruoli: brand ambassador, collaudatore, team manager e persino pilota, di una moto da cross ormai prossima a essere svelata. Il programma è quello di sviluppare il primo prototipo 450 attraverso un anno di test e gare, affidando l'evoluzione tecnica alla struttura di Corrado e Marco Maddii a cui sono stati messi a disposizione una serie di tester tra cui Antoine Meo e, probabilmente, Alessandro Lupino. Si parla di correre l'Italiano Prestige, oltre a qualche gara nazionale in giro per l'Europa e qualche GP del Mondiale selezionato. L'arrivo di Cairoli aumenterebbe in modo esponenziale l'hype di questa attesa iniziativa.

Ma il prezzo di questo accordo è la separazione tra Tony e KTM, la fine di un legame fino a oggi stretto a doppio filo. Immagine forte, ma non trascendentale. In passato abbiamo assistito a divorzi anche meno ragionevoli tra piloti e aziende, dopo aver appeso il casco al chiodo: Stefan Everts lasciò la Yamaha per la KTM pochi minuti dopo aver tagliato il traguardo della sua ultima gara, Ryan Villopoto è diventato uomo immagine Yamaha dopo aver corso letteralmente per tutta la sua carriera con Kawasaki. Per non parlare dei cambi inattesi di Pastrana, Dungey, McGrath, Carmichael; tantissimi campioni. Persino Marc Marquez ha preso una strada diversa dalla sua inseparabile HRC...

Andare a cercare nel passato le motivazioni per cui Tony potrebbe lasciare KTM non esaurisce la questione. Piuttosto è interessante interpretare quelle che potrebbero essere le ragioni future per cui Cairoli dovrebbe accettare l'offerta di Ducati. Ricordiamo che Antonio ha iniziato la sua collaborazione con KTM a fine 2009, quando l'azienda austriaca dimostrava una enorme volontà di crescita, ma anche di non avere gli strumenti giusti. Con l'arrivo della coppia DeCarli/Cairoli e il supporto di Stefan Everts, KTM vinse il primo titolo nella MX1 già al primo tentativo (2010), per poi crescere anno dopo anno anche sul mercato, arrivando a sfornare prodotti sempre più performanti e di qualità. Poco dopo è arrivata l'espansione in USA, lo sviluppo di una rete commerciale che non ha eguali nel settore offroad, l'innesto di Husqvarna e GASGAS. Nelle ultime stagioni, il Gruppo è diventato il riferimento nel fuoristrada. Ricordare cos'era KTM prima dell'arrivo di Cairoli è importante per inquadrare il rapporto, anche di riconoscenza, tra le parti. A prescindere da ciò che potrebbe non aver funzionato in tutti questi anni, Cairoli è diventato grande anche grazie a KTM e viceversa.

Oggi, però, le cose sono cambiate. Antonio veste il ruolo di Team Manager della squadra Factory nel Mondiale motocross, ma non c'è stata sufficiente chiarezza nella comunicazione di quali siano effettivamente le sue mansioni all'atto pratico. L'impressione è che Tony occupi una posizione che non gli calza a pennello; per il suo carattere, le aspettative, le ambizioni personali. In quella posizione Cairoli non ci sembra insostituibile, ma neppure appagato.

Ed ecco che arriva Ducati. Un progetto nuovo, una Casa italiana, un brand con un DNA profondamente racing. Le possibilità sul piatto sembrano in grado di toccare i tasti giusti: tornare a correre, sviluppare un progetto con una finalità vincente, offrire la possibilità di togliersi qualche soddisfazione in auto, attraverso la proprietà Audi. L'offerta di Ducati è emotivamente più coinvolgente di quella che può offrire oggi KTM al siciliano. Senza parlare dell'aspetto economico, che comunque pare avere il suo bel peso nella trattativa.

Dal punto di vista strategico, ingaggiare Cairoli sarebbe un bel colpo. Al clamore mediatico dell'arrivo nel cross si aggiungerebbe quello di vantare il personaggio più rappresentativo di questo sport, al di fuori della sua cerchia ristretta. Antonio è l'emblema del fuoristrada nel mondo, rappresenta valori di successo e qualità come nessun altro; e probabilmente oggi Ducati ha molto più bisogno di Cairoli di quanto ne abbia ormai KTM.

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