Andrea Verona è un pilota solidissimo, concreto, un vincente. Lo è sempre stato. Ogni anno, a fine stagione, dal 2018 in poi si è fregiato di almeno un titolo: 1 Mondiale EnduroGP, tre Enduro1, due Junior. Nel 2023, però, la sua serie di vittorie si è interrotta, per varie ragioni; il passaggio alla Enduro2 con la GASGAS 350, una moto tecnicamente tutta nuova, qualche errore di troppo. L'evoluzione di stagione è stata in crescendo, ma non sufficientemente per vincere il Mondiale, finito nelle mani di Steve Holcombe. Abbiamo ritrovato Andrea al via degli Assoluti d'Italia di Cavaglià e con lui abbiamo fatto il punto su questo avvio di stagione in cui, come ogni anno, si riparte da zero.
“Esatto, tutto è azzerato e ci sono sempre cose nuove. Nel mio caso ho tenuto fede alla 350, su cui abbiamo lavorato molto per migliorarla ulteriormente. Oggi credo di aver raggiunto un buon livello, il pacchetto non è male, ma ce lo diranno le prime gare”.
Parlando di sviluppo, sei intervenuto su ciclistica e motore?
“Una novità importante di quest’anno è la riduzione del limite della prova fonometrica nel Mondiale enduro. Mi sembra che sia passata da 114 dB a 111 dB. Questo ha creato un po’ di lavoro in più in azienda, perché per abbassare 3 dB non basta intervenire sul terminale di scarico, ma devi cambiare anche la cassa filtro e tante altre cose. Parallelamente, abbiamo lavorato anche sulla ciclistica, in particolare sulle sospensioni”.
Ho visto che stai usando il telaio con attacco del mono forato e anche gli attacchi motore "vuoti".
“Avevo iniziato a usare questa configurazione già lo scorso anno. Ci ho messo un po’ di tempo a capire come si comporta la nuova moto e ho dovuto fare tantissimi test, ma ora ho trovato un buon equilibrio. Le scelte che hai notato sono fatte per modificare la flessibilità del telaio, che nell’enduro deve essere morbido, dovendo assorbire vari tipi di asperità”.