L’Aprilia RXV è stata una delle moto più originali e affascinanti mai prodotte dalla Casa di Noale. Progettata per distinguersi, rappresentava un’alternativa audace nel mondo del fuoristrada. Tecnologicamente avanzata e dal design innovativo, era una moto raffinata e piacevole da guidare, ma la scelta di imporla come mezzo da competizione ne condizionò il destino. Nonostante le qualità straordinarie, non fu mai compresa appieno né dal pubblico né dagli stessi dirigenti che l’avevano lanciata.
La storia del fuoristrada è sempre stata caratterizzata da cicli di popolarità e declino. Negli anni Settanta dominavano le regolarità a due tempi, mentre alla fine degli anni Novanta la Yamaha YZ400F stabilì nuovi standard, rilanciando il settore. I primi anni Duemila videro una corsa alla 450 da enduro, a cui Aprilia partecipò con ritardo. Per distinguersi, scelse di proporre un bicilindrico in un segmento dominato dai monocilindrici.
Le prime indiscrezioni sulla RXV apparvero intorno al 2003. Aprilia stava preparando un ritorno nel fuoristrada con una bicilindrica a 4 tempi destinata a cross, enduro e motard. La notizia generò grande aspettativa: molti appassionati immaginavano una moto dual-sport leggera e performante, capace di rivaleggiare con Africa Twin o Transalp.
Il progetto fu affidato ad Ampelio Macchi, noto per aver sviluppato i motori Husqvarna TE. L’adozione del bicilindrico era giustificata da vantaggi tecnici: maggiore elasticità ai bassi regimi, potenza superiore, minore usura e ingombri verticali ridotti. Al Salone di Milano del 2004, Aprilia presentò solo il motore, suscitando enorme curiosità. Quando nel 2005 fu svelata la moto completa, il pubblico rimase colpito dal design audace, dal telaio misto acciaio-alluminio e dalle soluzioni innovative come gli scarichi nascosti.
La RXV fu proposta in tre versioni: RXV da enduro, MXV da cross e SXV da supermotard. Sin dall’inizio venne inserita nelle competizioni: nel supermotard ottenne successi immediati, mentre nel cross e nell’enduro faticò a imporsi. L’estetica aggressiva e le scelte tecniche fuori dal comune la resero immediatamente riconoscibile.
Aprilia puntò tutto sulle gare. Nel supermotard il francese Thierry Van Den Bosch conquistò un titolo mondiale già nel 2006, ma nell’enduro e nel cross i risultati furono deludenti. La moto era competitiva, ma richiedeva uno stile di guida diverso, e questo la penalizzò tra i professionisti.
Molti tester rimasero spiazzati: il motore non rispondeva come previsto, erogando potenza in modo imprevedibile. Questa caratteristica generò critiche tra i piloti abituati a mezzi più prevedibili. Tuttavia, chi riuscì ad adattarsi scoprì una moto capace di regalare sensazioni uniche.
Il bicilindrico della RXV colpiva per il sound e la pastosità, caratteristiche che ricordavano i vecchi due tempi come la Yamaha RD350. Nonostante fosse un quattro tempi, trasmetteva emozioni che andavano oltre le semplici prestazioni. Anche su strada e nei trasferimenti offriva comfort e piacere di guida difficilmente eguagliabili da altre enduro.
Chi ebbe modo di utilizzarla in viaggi e cavalcate rimase impressionato dalla posizione di guida naturale, dalle sospensioni equilibrate e dal motore esaltante. Tuttavia, i difetti erano evidenti: consumi elevati, autonomia ridotta e scarsa capacità di carico. Molti sognarono una versione dual-sport definitiva, che però non vide mai la luce.
Nei rally la RXV dimostrò il suo potenziale. Vinse gare nel Campionato Italiano e ottenne ottimi risultati al Rally di Sardegna e al Pharaons Rally. Nel cross e nell’enduro mondiale, invece, le difficoltà persistevano: il comportamento dolce e progressivo del bicilindrico non si adattava allo stile aggressivo richiesto da quelle discipline.
Il pubblico più orientato all’agonismo non apprezzò le sue caratteristiche particolari. Aprilia non sfruttò l’opportunità di trasformarla in una moto da turismo fuoristradistico, insistendo invece su un approccio racing che non la premiò.
Nel tentativo di renderla più competitiva, Aprilia modificò negli anni diversi elementi: scarico, forcellone e fari persero parte dell’originalità iniziale. L’identità unica della RXV venne progressivamente annacquata, avvicinandola alle rivali giapponesi.
L’ingaggio di Merriman portò alcune vittorie nell’enduro e un temporaneo rilancio. Tuttavia, proprio quando la RXV sembrava aver trovato la sua strada, Aprilia decise di abbandonare i programmi agonistici, lasciando incompiuto un progetto che aveva iniziato a dare frutti.
La versione supermotard SXV fu acquistata da molti motociclisti stradali come alternativa alle naked. Tuttavia, la manutenzione tipica delle moto da gara e alcuni problemi tecnici, come il tappo dell’olio difettoso, resero l’esperienza complessa. Nonostante ciò, il piacere di guida rimase uno dei suoi punti forti.
Si parlò a lungo di una RXV adattata al turismo fuoristradistico e di una Tuareg V2 da 750 cc che avrebbe dovuto sfidare modelli iconici come Africa Twin e BMW GS. I prototipi circolarono e furono avvistati in test, ma nessuno di questi progetti arrivò alla produzione.
La partecipazione alla Sardegna Legend mise in luce sia i punti di forza sia le debolezze della RXV. La moto si dimostrò eccezionale nei trasferimenti e sul veloce, ma l’avviamento elettrico fragile creò non pochi problemi. Questo episodio evidenziò alcune lacune tecniche che avrebbero influito sulla reputazione del modello.
La versione del 2007 migliorò i consumi ma perse parte della prontezza d’erogazione che caratterizzava il modello precedente. Alcuni la trovarono più gestibile, altri sentirono che aveva smarrito parte della sua anima originale.
Il momento più memorabile della RXV fu la partecipazione alla Dakar. Con Francisco “Chaleco” Lopez, Aprilia conquistò tappe e un clamoroso terzo posto al debutto nel 2010. Nei due anni successivi la moto si confermò competitiva, pur tra infortuni e problemi meccanici. Dimostrò che un progetto italiano poteva tenere testa alle KTM nei rally raid più duri.
L’Aprilia RXV sparì dal mercato senza annunci ufficiali. Nonostante le vittorie nel motard, le buone prestazioni nei rally e l’originalità tecnica, venne progressivamente dimenticata. La maggior parte degli acquirenti preferì moto più prevedibili e facili da rivendere. Eppure, per chi apprezza il carattere e l’unicità, la RXV resta un esempio di audacia progettuale: una moto affascinante, incompresa e oggi oggetto di culto tra pochi intenditori.
Marc Marquez è riuscito nell'impresa che cercava da anni, ovvero eguagliare Valentino Rossi. Per festeggiare…
La Harley Davidson ha svelato il modello entry level: prezzo contenuto e sogno che diventa…
Bagnaia e il futuro in Ducati ha fatto molto discutere, ma ora arriva l'annuncio finale.…
La nuova sportiva Suzuki è pronta a spopolare: dopo 5 anni torna per la gioia…
La Fiat Panda potrebbe presto avere una rivale molto agguerrita: una "Mercedes" che costa meno…
Sulle strade italiane stanno per arrivare i dispositivi che manderanno in pensione gli autovelox. Ti…