Giungono delle novità sul caso legato alla scomparsa di Marco Simoncelli, con la notizia che lascia tutti senza parole.
Ci sono dei piloti che hanno saputo farsi amare moltissimo dai tifosi, anche se hanno avuto poco tempo per dimostrare il loro talento. Uno di quelli che più di tutti ha fatto parlare di sé nel corso degli anni è stato senza dubbio Marco Simoncelli, un ragazzo dal sorriso trascinante e sempre allegro.

Non si trattava però solo di un gioioso guascone, ma era un ragazzo di enorme talento e che era in grado come pochi altri di far correre la moto. I suoi anni d’oro permisero di portare la Gilera in vetta alla Classe 250 e c’erano tutte le carte in regola per lui per poter crescere e diventare uno dei piloti di punta in MotoGP.
Purtroppo però il destino avverso si mise di traverso, con il romagnolo che non ebbe modo di correre mai più dopo Sepang 2011. Un incidente fatale gli stroncò la vita in pista, mentre faceva ciò che più amava al mondo, ma questo non è di certo consolatorio per tutti coloro che hanno amato il Sic. A distanza di anni la ricostruzione di quei giorni si arricchisce sempre di più, anche per le ultime parole del Dottor Costa.
Il Dottor Costa su Simoncelli:” Aprii la bara per la sorella”
Si è rivelata molto piacevole e interessante l’intervista che il Dottor Claudio Costa ha rilasciato di recente al podcast “The BSMT”, gestito da Gianluca Gazzoli. Qui infatti ha avuto modo di parlare anche della triste storia di Marco Simoncelli, spiegando come andò fuori dalle regole canoniche, per venire incontro alla famiglia.

“Aprii la bara a casa sua. So che non si poteva fare, ma lo feci per permettere alla sorella di vederlo, ed era giusto che lo salutasse. A un certo punto trovai lì vicino un documento, dove vi era la scritta “no alcohol, no drugs”. Ne fui sollevato, perché significava che Marco era rimasto pulito fino alla fine”.
Il Dottor Costa ha voluto ricordare così come Simoncelli abbia dimostrato di rimanere sempre un ragazzo genuino, amante della moto e della vita. Claudio Costa sottolinea come da quell’evento sia nata una comunità fortissima che vede Simoncelli come un simbolo, come se di fatto non se ne fosse mai andato.