Un legame che sembrava scolpito nella pietra. Eppure, all’orizzonte, c’è un cambio d’epoca: nuove moto, nuove regole, nuove idee. In mezzo, un annuncio che ribalta le aspettative su Marquez e Ducati.
Il binomio tra Marc Marquez e Ducati ha il fascino delle cose inevitabili. Talento assoluto, moto dominante, squadra di Borgo Panigale rodata e ambiziosa. Eppure, il 2027 segna una frontiera. Le nuove regole in arrivo cambieranno la fisionomia della MotoGP: si parla di motori più piccoli, aerodinamica ridotta e più uniforme, combustibili ancora più sostenibili. Dorna e FIM hanno già delineato gli obiettivi di sicurezza, costi e spettacolo per il nuovo ciclo tecnico. Sulle gomme, al momento, non c’è un annuncio ufficiale: si discute di specifiche aggiornate, ma un eventuale cambio di fornitore non è confermato.
Per la Casa rossa, la vera partita è duplice: interpretare il regolamento 2027 e gestire il dossier più delicato, il possibile rinnovo di contratto oltre il 2026. Perché la rivoluzione tecnica arriva proprio quando i cicli sportivi, in genere, si riaprono. E quando le scelte di un fuoriclasse possono spostare equilibri.
Una certezza c’è: sul nuovo prototipo lavorerà il collaudatore di fiducia, Michele Pirro. È lui l’uomo che traduce sensazioni in numeri, e numeri in soluzioni. Da tempo si mormora di un suo possibile ruolo anche più “alto” in struttura, ma qui mancano conferme ufficiali: allo stato attuale, è un’ipotesi, non una notizia. Ciò che è concreto, invece, è la sua voce.
Le linee guida tecniche mirano a livellare le differenze: meno carico dalla aerodinamica, prestazioni più gestibili dei motori, enfasi sulla guida. Questo significa moto “nuove” soprattutto nel comportamento: frenate più corte, accelerazioni meno esplosive, strategie elettroniche ricalibrate. In uno scenario del genere, il ruolo di chi sviluppa il pacchetto base diventa decisivo.
Ed è qui che arriva il messaggio sorprendente. In un’intervista a Fanpage.it, Pirro ha sgombrato il campo: “Marc non ha cambiato il nostro metodo di lavoro e non c’è rischio di sviluppare la moto secondo le sue istruzioni”. Poi il dettaglio chiave: “La base della moto, al 90-95%, è immobile. Il restante 5% è personalizzazione in base allo stile di guida”. Tradotto: la base della moto resta Ducati, indipendentemente dal campione in sella. Quel 5% è fatto di ergonomia, mapping, geometrie fini, scelte di freno motore o impostazioni di erogazione. Il resto è metodo, dati, processo.
È un annuncio controintuitivo, perché l’immaginario collettivo vuole il fuoriclasse a plasmare il mezzo. Invece la struttura tiene il timone. E funziona: l’arrivo di Marquez ha portato velocità e pressione competitiva, ma non ha stravolto lo sviluppo. Un segnale di solidità per quando il regolamento cambierà davvero.
Resta un nodo aperto: cosa accadrà oltre il 2026? Ad oggi non esistono conferme sul rinnovo. È una discussione sensibile, che dipenderà da progetto, obiettivi e prospettive con le regole 2027. Nel frattempo, Pirro e il team costruiscono il futuro “a piccoli passi”, mettendo in sicurezza quel 95% che decide i Mondiali.
Forse la vera domanda non è se Ducati terrà il passo, ma chi imparerà più in fretta il nuovo linguaggio delle MotoGP 2027. E quando il semaforo si spegnerà, sarà il 5% a fare la differenza… o il coraggio di cambiare dove gli altri non osano?
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