Moto e scooter, arriva il maxi sequestro in Italia perché primi dell’omologazione: controlla bene che potrebbe essere pericoloso
Una vita senza scooter o moto, per molti, è semplicemente inimmaginabile. Il motivo è sempre lo stesso: chi vive nelle grandi città deve affrontare ogni giorno il traffico cittadino. Un vero e proprio incubo, un disagio che spesso provoca più stress di quanto possa essere indotto da altro.
E così va la pena lasciare in garage l’auto e dotarsi di un due ruote, agile e scattante, soprattutto nelle città dove la bicicletta non è proprio il mezzo ideale perché tutt’altro che pianeggianti. E così sono sempre più questi mezzi che circolano per le nostre strade.
Un mercato in espansione che suggerisce anche ai grandi marchi di proporre sempre nuovi modelli da realizzare anche restyling per attrarre il cliente ed indurlo a cambiare l’attuale mezzo con uno magari più tecnologico e performante. Quando si parla di moto e scooter è inevitabile che il discorso passi anche attraverso la sicurezza: è fondamentale, considerato come sia davvero molto pericoloso andare su uno scooter.
Vi sono ovviamente alcune norme da rispettare: una di queste è senza dubbio l’utilizzo del casco. Come è obbligatoria la cintura di sicurezza allacciata in auto, è altresì obbligatorio indossare il casco quando si è in sella ad uno scooter oppure una moto.
Occhio, però, a quale casco si acquisti per poi indossare. La Guardia di Finanza di Torino ha infatti sequestrato più di 5,5 milioni di articoli falsificati come Made in Italy, tra cui 144mila caschi che non sono conformi alle norme di sicurezza. Coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, l’operazione ha portato ad oltre 90 milioni di euro di valore della merce sequestrata.
I controlli hanno riguardato diversi prodotti, tra cui caschi per biciclette e moto ma anche catene da neve e kit di emergenza, visiere, batterie e dispositivi di comunicazione elettronica. Merce proveniente soprattutto da Vietnam e Cina ma messa in vendita come se fosse di produzione italiana, con tanto di tricolore e simboli del nostro Paese sulle confezioni.
I prodotti, come risultato dalle indagini, importati in Italia venivano prima immagazzinati e poi riconfezionati in depositi situati nel Centro-Nord, tra Milano, Verona, Mantova, Vicenza, Modena e Bologna per poi essere distribuiti in Italia e nel resto d’Europa.
Per quanto riguarda i caschi sequestrati, questi hanno evidenziato difetti strutturali gravi ma anche e soprattutto l’assenza dei requisiti di sicurezza redatti dalle norme europee che, di fatto, rendevano questi caschi pericolosi e non omologati.
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