Che cosa vuol dire davvero “la moto più veloce al mondo”? È un istante di silenzio, la pista che si fa tunnel, il contagiri che urla e il respiro che si accorcia. È tecnica, sì, ma anche immaginario. Qui mettiamo ordine, senza togliere poesia a quei 402 km/h che fanno tremare i polsi.
La domanda sembra semplice. La risposta no. Parliamo di moto di serie o di prototipi? Stradali omologate o solo pista? C’è un record ufficiale oppure una velocità registrata in test privati? La velocità massima dipende da aerodinamica, meteo, carburante, gomme, rapporto finale. E da un fatto spesso ignorato: dal 2000 molti costruttori hanno un gentlemen’s agreement che limita le versioni stradali a circa 299 km/h.
Per fare un esempio chiaro: una Suzuki Hayabusa di prima generazione superava i 300 km/h reali. Le versioni attuali, come molte rivali, rispettano il limite elettronico. Questo non toglie valore alle moderne hypersport, ma spiega perché il titolo di moto più veloce scivola spesso verso modelli non omologati per la strada.
Se restiamo nel perimetro delle moto prodotte e vendute a clienti, ma destinate alla pista, la Kawasaki Ninja H2R è la risposta più solida. È una “di serie” in tiratura limitata, non un concept da salone. Nasce attorno a un 4 cilindri in linea da 998 cc con compressore volumetrico integrato, raffreddato a liquido, telaio a traliccio e alette in fibra di carbonio. Dati ufficiali del costruttore: 310 CV dichiarati, che diventano 326 cavalli con effetto ram-air alla massima velocità dell’aria (fonte: Kawasaki, scheda tecnica H2R).
E la cifra che accende la fantasia? 402 km/h. Qui serve chiarezza. La velocità di 402 km/h circola in più report e video amatoriali, ma non risulta certificata da una misurazione ufficiale FIM con doppia direzione. Il riferimento più documentato resta il run del turco Kenan Sofuoğlu nel 2016: su un tratto chiuso dell’Osmangazi Bridge, con una H2R di serie e rapporti adeguati, il cinque volte iridato Supersport ha toccato i 400 km/h in circa 26 secondi, stando alla strumentazione di bordo e ai rilevamenti GPS impiegati per l’evento (fonte: Motorcycle News; video e copertura stampa disponibili). Non è un record “omologato”, ma segna la scala di valori in gioco: l’H2R vive credibilmente nella regione 380–400+ km/h in condizioni ottimali.
Perché ci riesce? Il segreto è la coppia in alto del supercharger Kawasaki, progettato in-house per girare fino a 130.000 giri/min. L’aerodinamica con winglets stabilizza l’avantreno oltre i 300. Il pacchetto elettronico modula trazione e impennata. Tutto lavora per trasformare potenza in velocità senza dissiparla in turbolenza o pattinamento.
Quali alternative? I prototipi battuti per i record di categoria, come la Voxan Wattman guidata da Max Biaggi, hanno superato i 400 km/h in assetto “parzialmente carenato”, ma non sono moto di produzione né acquistabili come tali. Fra le stradali omologate, le più veloci oggi restano modelli come Suzuki Hayabusa, Kawasaki ZX-14R e Ducati Panigale V4, che per accordo e sicurezza si fermano a ~299 km/h reali.
Dunque, qual è la “più veloce al mondo”? Nell’ambito delle moto prodotte e vendute a clienti, seppur solo pista, la risposta è la Kawasaki Ninja H2R. Può spingersi fino a 402 km/h secondo alcune prove non ufficiali, e ha all’attivo un run documentato a 400 km/h. È un confine sottile tra ingegneria e coraggio. E lì, a quella soglia, viene naturale una domanda: quanto lontano vogliamo ancora spingere l’aria, prima che l’aria spinga indietro noi?
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