Ci sono delle moto che non hanno trovato lo spazio e la fortuna che meritavano, nonostante l’idea di lanciarle sul mercato come modelli rivoluzionari
All’epoca sembravano essere delle moto rivoluzionarie, salvo poi non trovare il riscontro nel pubblico a livello internazionale. Forme sbagliate, azzardi progettuali e qualche “diavoleria” di troppo anche a livello aerodinamico. Alcune ve le ricordate sicuramente.
Quando pensiamo alle moto storiche che hanno fatto la storia del mercato pensiamo sempre agli stessi modelli, dei brand più conosciuti e apprezzati del mondo: Kawasaki, Honda, Yamaha, Ducati, Suzuki, Aprilia e così via. Ognuna di queste grandi case costruttrici ha realizzato qualcosa di unico, conquistando una bella fetta di mercato e segnando un’epoca per appassionati e centauri di tutte le età.
Ogni tanto, però, qualcuno ha esagerato, andando oltre e sfidando troppo le mode e le abitudini della propria epoca, andando incontro ad un flop di vendite. In realtà la debacle accomuna diverse aziende internazionali, più o meno tutte quelle citate pocanzi e con dei design da mani nei capelli. Nell’ordine abbiamo l’Aprilia, la BMW, la Honda, la MV Augusta, La Ducati e la Suzuki.
Iniziamo col citare la Suzuki Katana che nel 1981 prometteva fuoco e fiamme. Nome basato sulla tradizione giapponese e grandissime aspettative, poi tradite. Le caratteristiche tecniche erano di ottimo livello, con un motore da 4 cilindri in linea da 1.100 cc e con una potenza di 104 CV. Il peso era di 232 kg, di certo non leggerissima.
Altro flop è stato l‘Aprilia Motò 6.5, uscita sul mercato trent’anni fa, nel 1995, disegnata dalla matita di Philippe Starck, celebre designer industriale. Il motore era un ottimo Rotax da 650 cc, da 43 CV e 160 kg di peso. Pochissimo riscontro sul mercato.
Per quanto riguarda la BMW, il C1 del 2000 è stato uno dei esperimenti più audaci per le due ruote, con tettuccio rigido, cintura di sicurezza e sedile da auto, il tutto per un normale scooterone. Oltre 200 kg di peso, per un 125 cc a 4 tempi, era effettivamente troppo. La Honda Rune del 2004 ha riscontrato gli stessi problemi di gradimento, non ottenendo il successo della Valkyrie F6C. Addirittura un motore da 1.832 cc, con 118 CV e 403 kg in ordine di marcia.
Altro modello super big è stato la Buell RR1200 Battle Twin del 1988. Con un bicilindrico a V da 1.198 cc, con 60 CV e 186 kg di peso, 4 marce per il cambio. La MV Augusta ha visto il suo flop principale con la F4Z by Zagato (2016), realizzata per un cliente giapponese. Tutt’altro che armoniosa, risulta davvero bruttina e “spropositata”. Potenza monstre da 195 CV, per 998 cc di cilindrata. Un peso da 213 kg e una forma aerodinamica “particolare”.
Anche la Ducati non ha fatto eccezione e si è presentata con la Multistrada del 2003 lontanissima dai suoi standard migliori. Un esperimento non riuscito soprattutto per una parte anteriore davvero inguardabile. motore da 992 cc e 84 CV, con un peso di 211 CV. Il mercato degli appassionati non la accolsero per nulla bene.
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