Marco Gualdani
05 September 2023

Bonacorsi: "Vi racconto Andrea, il nuovo Campione Europeo"

Intervista esclusiva al vincitore della EMX250 con la Yamaha del team Hutten Metaal; un ragazzo serio e determinato, che si è aperto raccontandoci tanti lati inediti del suo carattere. Conosciamo meglio Andrea Bonacorsi

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Andrea è un crossista italiano "atipico". Ha 20 anni e arriva dalle montagne dell'alta bergamasca. Fisico possente, tono di voce profondo, sguardo determinato. Una maturità superiore a quella di molti coetanei. Vederlo sorridere è un privilegio di pochi, disdegna i social come strumento per raccontare il suo privato, preferisce fare piuttosto che dire. Dopo il titolo Europeo 125 con la Fantic nel 2020, tre anni fa ha fatto una scelta difficile: trasferirsi in Olanda per vestire la maglia del team Hutten Metaal Yamaha Official, con il chiaro obiettivo di conquistare il titolo europeo della EMX250, trampolino di lancio per il Mondiale MX2. Questa scelta lo ha formato, costruito, ma lo ha anche allontanato ulteriormente dall'Italia e dalle sue dinamiche sportive. Sta di fatto che ha raggiunto il suo obiettivo laureandosi Campione Europeo lo scorso fine settimana in Turchia, con una gara di anticipo. Una stagione ottima, concreta che lo ha visto vincere 4 GP e 6 manche, finendo sempre sul podio. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio una delle più concrete speranze che ha il nostro vivaio crossistico.

Congratulazioni Andrea. Vincendo l'Europeo hai centrato il tuo obiettivo stagionale?

"Sono partito per vincere e ci sono riuscito. Quindi sì, missione compiuta”.

Da fuori è sembrato tutto “facile”. È così?

“Proprio facile non è stato, ma se avete avuto quell’impressione mi fa piacere. Per fare in modo che a voi sembrasse così ho fatto tanti sacrifici, ho lavorato molto e questo lavoro ha portato il risultato. Vincere non è mai facile e il livello di quest'anno era molto alto, superiore a quello dei due anni precedenti. Lo dimostra il fatto che quando i migliori dell'Europeo hanno corso in qualche GP mondiale si sono subito messi in luce".

L'Europeo è un primo, importante, traguardo. Cosa ricordi del percorso che hai per arrivare dove sei adesso?

"Il mio è stato un percorso molto lungo. La mia famiglia ha fatto tanti sacrifici per permettermi di fare questo sport e ne sono molto grato. Oggi sto facendo molti step in avanti, ma è tutto frutto dell'impegno della mia famiglia all'inizio, quando dovevo farmi conoscere. Ma non solo. Anche per loro non è stato facile accettare la scelta di cambiare vita e trasferirmi in Olanda".

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Eri molto giovane. Come è stato?

“Quando sono partito avevo 17 anni. In quella scelta, come in tutte le altre, c'erano pro e contro. Una difficoltà era certamente la lingua. In Olanda non si parla inglese e io non conoscevo neanche una parola di olandese. In realtà sono un disastro anche adesso. Poi ero completamente solo, in un Paese che non conoscevo. Superare questo è stato pesante, all'inizio. Ma sapevo che il team era ottimo e che questa esperienza mi avrebbe fatto crescere, non solo come pilota ma anche come persona al di fuori del motocross. Oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta, per il mio futuro".

Come è organizzata la tua gestione? Vivi con altri piloti/membri del team? Condividete esperienze?

"Qui abbiamo una struttura esagerata per fare questo sport. Credo una delle migliori del Mondiale per quello che ci mettono a disposizione e per come siamo trattati. Vivo in un appartamento con i miei compagni di squadra e anche i meccanici sono a fianco a noi. Viviamo praticamente tutti assieme e condividiamo molto. Anche se io non sono uno che va tanto in giro, preferisco stare a casa concentrato su quello che devo fare".

Vi allenate anche insieme?

"Sì, spesso anche con tutti gli altri piloti Yamaha e non solo in moto. Così facendo abbiamo molti riferimenti che ci permettono di migliorare. Solitamente giro in moto al mattino e poi di pomeriggio faccio allenamento di recupero. Quando non siamo in sella mi alleno due volte al giorno, al mattino palestra e il pomeriggio faccio cardio con bici, corsa o nuoto; faccio di tutto. Questa è la base del nostro programma".

Hai qualcuno che ti segue nella preparazione o fai da solo?

"Entrambe le cose, nel senso che sono uno che sa gestire se stesso molto bene. So quanto mi devo allenare e quanto mi sto allenando. Ma ho comunque una figura di riferimento all'interno del team che mi controlla, perché tendo a spingermi sempre al limite ed è utile avere qualcuno che ti tiene a freno, quando non c’è bisogno. In realtà ho due persone su cui posso contare, un preparatore fisico e uno per la moto. Ma più che dei tecnici posso dire che siano ormai due amici, persone con cui condivido molto e sono felice siano al mio fianco".

Come te la cavi con la messa a punto della moto? Sei un perfezionista o ti adatti per quella che è?

"Sono molto bravo in questo e faccio molti test, i cui risultati vengono messi a disposizione del team. Ho una ottima sensibilità, ma allo stesso tempo sono anche in grado di adattarmi. Quando sei in gara devi fare il meglio con quello che c’è, non sempre hai scelta. Ma durante la preparazione invernale e i test cerco comunque di arrivare il più vicino possibile alla perfezione della messa a punto, anche se con le infinite variabili del motocross è praticamente impossibile".

Da fuori sembri molto concentrato e determinato. Ma dentro come vivi il weekend di gara?

“Sì, sono sempre concentrato e determinato a raggiungere l’obiettivo che mi sono fissato per quel weekend. Questo mi ha portato a non vivere sempre benissimo i GP, perché sono stato sempre molto focalizzato sul cercare di vincere e basta. Ma sto cercando di migliorare. Mi sono reso conto di essermi perso molto di quello che può offrire un weekend di gara, pensando solo a scendere in pista per vincere e ho capito che questo più che avvicinarmi al mio obiettivo mi allontanava. Così, anche grazie ai consigli dei miei preparatori, sto provando ad aprirmi un po' di più e vivere certi momenti; probabilmente questo è lo step più grande che sono riuscito a fare quest’anno”.

Domenica prossima c'è il Mondiale a Maggiora. Correrai nella MX2?

“Ancora non si sa; spero di sì, ma dipende dalla logistica del team”.

Il confronto con gli altri italiani ti stimola o ci son già abbastanza avversari in pista?

“Sì, mi piace. Ma il mio obiettivo è cercare di battere tutti, a prescindere”.

Si parla spesso della stazza dei piloti. Tu sei già molto “grosso” per la 250. Pensi che possa essere davvero un limite?

“Se ne parla, è uno degli argomenti del paddock. Ma per me è una stupidaggine. Chiaro che il motore risenta il peso, ma credo anche che uno con la mia stazza possa comunque vincere con la 250 e che il problema sia molto limitato”.

A parte la categoria, cosa cambierà per te l’anno prossimo?

“Cambieranno molte cose. Tanto per cominciare non farò più 10 GP ma 20 e questo mi porterà a cambiare la preparazione e la gestione della stagione. Ma ci saranno novità a 360° che riguarderanno anche il team, a breve usciranno le news”.

Hai una fidanzata?

“No. Quest’anno ho preferito rimanere concentrato sul portare a casa il mio obiettivo; per ora ho scelto di non avere altre distrazioni al di fuori del motocross”.

Hai un sogno?

“Chi non ce l’ha? Ma preferisco tenerlo per me e lavorare per poterlo realizzare. Se ci riuscirò lo scoprirete anche voi”.

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