Eri molto giovane. Come è stato?
“Quando sono partito avevo 17 anni. In quella scelta, come in tutte le altre, c'erano pro e contro. Una difficoltà era certamente la lingua. In Olanda non si parla inglese e io non conoscevo neanche una parola di olandese. In realtà sono un disastro anche adesso. Poi ero completamente solo, in un Paese che non conoscevo. Superare questo è stato pesante, all'inizio. Ma sapevo che il team era ottimo e che questa esperienza mi avrebbe fatto crescere, non solo come pilota ma anche come persona al di fuori del motocross. Oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta, per il mio futuro".
Come è organizzata la tua gestione? Vivi con altri piloti/membri del team? Condividete esperienze?
"Qui abbiamo una struttura esagerata per fare questo sport. Credo una delle migliori del Mondiale per quello che ci mettono a disposizione e per come siamo trattati. Vivo in un appartamento con i miei compagni di squadra e anche i meccanici sono a fianco a noi. Viviamo praticamente tutti assieme e condividiamo molto. Anche se io non sono uno che va tanto in giro, preferisco stare a casa concentrato su quello che devo fare".
Vi allenate anche insieme?
"Sì, spesso anche con tutti gli altri piloti Yamaha e non solo in moto. Così facendo abbiamo molti riferimenti che ci permettono di migliorare. Solitamente giro in moto al mattino e poi di pomeriggio faccio allenamento di recupero. Quando non siamo in sella mi alleno due volte al giorno, al mattino palestra e il pomeriggio faccio cardio con bici, corsa o nuoto; faccio di tutto. Questa è la base del nostro programma".
Hai qualcuno che ti segue nella preparazione o fai da solo?
"Entrambe le cose, nel senso che sono uno che sa gestire se stesso molto bene. So quanto mi devo allenare e quanto mi sto allenando. Ma ho comunque una figura di riferimento all'interno del team che mi controlla, perché tendo a spingermi sempre al limite ed è utile avere qualcuno che ti tiene a freno, quando non c’è bisogno. In realtà ho due persone su cui posso contare, un preparatore fisico e uno per la moto. Ma più che dei tecnici posso dire che siano ormai due amici, persone con cui condivido molto e sono felice siano al mio fianco".
Come te la cavi con la messa a punto della moto? Sei un perfezionista o ti adatti per quella che è?
"Sono molto bravo in questo e faccio molti test, i cui risultati vengono messi a disposizione del team. Ho una ottima sensibilità, ma allo stesso tempo sono anche in grado di adattarmi. Quando sei in gara devi fare il meglio con quello che c’è, non sempre hai scelta. Ma durante la preparazione invernale e i test cerco comunque di arrivare il più vicino possibile alla perfezione della messa a punto, anche se con le infinite variabili del motocross è praticamente impossibile".
Da fuori sembri molto concentrato e determinato. Ma dentro come vivi il weekend di gara?
“Sì, sono sempre concentrato e determinato a raggiungere l’obiettivo che mi sono fissato per quel weekend. Questo mi ha portato a non vivere sempre benissimo i GP, perché sono stato sempre molto focalizzato sul cercare di vincere e basta. Ma sto cercando di migliorare. Mi sono reso conto di essermi perso molto di quello che può offrire un weekend di gara, pensando solo a scendere in pista per vincere e ho capito che questo più che avvicinarmi al mio obiettivo mi allontanava. Così, anche grazie ai consigli dei miei preparatori, sto provando ad aprirmi un po' di più e vivere certi momenti; probabilmente questo è lo step più grande che sono riuscito a fare quest’anno”.