Mara Ghezzi
24 October 2023

Intervista a Davide Turchet, il Campione sordomuto

Lo scorso weekend Davide Turchet si è laureato Campione Italiano MX1 Expert; è l'ennesimo titolo conquistato dal pilota veneto affetto da una sindrome che gli impedisce di parlare e sentire. La nostra Mara Ghezzi si è fatta raccontare tutta la sua incredibile storia

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Davide Turchet è un pilota che tutti conoscono nelle piste da cross italiane. Corre da tantissimi anni e sempre con ottimi risultati. In pochi si spiegano come possa aver ottenuto così tanti successi nella sua carriera, considerando il grave handicap di essere sordomuto dalla nascita. Un deficit che Davide ha sempre superato grazie alla sua grande passione e alle sue doti naturali nel guidare una moto da cross. La nostra Mara Ghezzi lo ha intervistato, con il supporto di Sergio Blancuzzi, per scoprire come faccia a guidare la moto così bene e in maniera così naturale.

Ciao Davide: come è nata questa tua grande passione?

“Mio papà giocava a calcio, così come quasi tutti i miei coetanei, ma a me non è mai interessato molto. Poi ho visto un vicino di casa girare in giardino con una moto piccola e mi sono innamorato all'istante di questo sport! A quattro anni i miei genitori mi hanno regalato una Malaguti con cui giravo praticamente tutti i giorni e da quel momento è iniziato tutto. Sono riuscito ad andare avanti anche grazie a persone che voglio ringraziare: la mia famiglia, Mario Laurenti e Luigi Morettin, oltre al Team Martin che per me è stato come una seconda casa".

Quali erano, se c'erano, le principali difficoltà che hai incontrato quando ti sei ritrovato su una moto da cross?

"Posso dirti in tutta sincerità che non ho trovato grandi difficoltà. Guidare è una cosa che mi viene sostanzialmente naturale. Da piccolo guardavo le VHS dei piloti più forti al mondo, come Stefan Everts, che per me era unico nella sua guida: pulito e veloce allo stesso tempo, e poi cercavo a mio modo di mettere in pratica la loro tecnica. Con questo, e non solo, sono piano piano migliorato. Quindi posso dirti che non sentire, una volta capito il meccanismo e come fare, non è stato un grosso ostacolo".

Come fai a comunicare con chi ti sta intorno?

"Da piccolo ho imparato il linguaggio labiale, quindi leggo le labbra delle persone. Mi interfaccio con gli amici con questo linguaggio e con i segni. E poi nel motocross, nello specifico, ci si basa su regole fisse e sui colori delle bandiere, quindi è più facile per me il mondo delle moto. Inoltre, per la messa a punto della moto ho sempre avuto il supporto dei team. Alla fine è solo una questione di capirci a vicenda".

Di sicuro il talento c'era e si vedeva. Nel 2006 hai vinto un titolo nazionale. Cosa hai provato in quell'occasione?

"All'inizio, in realtà, con il 125 non andavo molto forte. Poi piano piano, nel 2002 ho vinto il Triveneto cadetti, nel 2004 ho fatto il passaggio dalla due alla quattro tempi e nel 2006 ho vinto il Campionato Italiano e nello stesso anno anche la Top Rider. Chiaramente ero molto felice perché dopo tanti sacrifici miei, dei miei genitori, degli sponsor e del Team, per noi è stata una grossa soddisfazione".

Ma come fai a cambiare marcia nel momento giusto?

"Mio papà mi ha insegnato a usare il cambio a sette anni, perché dovevo passare di categoria. È difficile da spiegare come faccio; probabilmente il mio problema mi ha permesso di sviluppare questa sensibilità e tramite le vibrazioni del motore e del telaio riesco a capire quando cambiare marcia, sia in salita sia in scalata".

E come riesci ad accorgerti dell'arrivo degli altri piloti in gara?

"Purtroppo non li sento; quando ero nel minicross o comunque i primi anni in cui facevo le gare mi giravo spesso. Piano piano, dopo varie insistenze e dopo che mi hanno fatto capire che dovevo fare la mia strada e guardare solo le bandiere, ho imparato a non guardarmi più indietro. Una volta, è successo, se non ricordo male agli Internazionali d’Italia del 2010 a Castiglione del Lago, che non sentendo arrivare Cairoli, in una curva ci siamo stesi tutti e due perché appunto non l’avevo sentito arrivare. Mi è dispiaciuto un sacco, ma purtroppo è andata così".

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L’impressione è che tu sia più a tuo agio su moto 4 tempi, piuttosto che a 2.

“È difficile dare una risposta: probabilmente sono le vibrazioni che sono più accentuate quindi la sensazione viene trasmessa in maniera più facile in un quattro tempi. Probabilmente se mi fossi abituato a guidare i due tempi per più tempo magari mi troverei bene anche con quelli. Bisognerebbe provare. Magari con un 250 due tempi, che sarebbe il mio sogno”.

Conosci altre persone che sono sorde dalla nascita e vanno comunque in moto?

“Qualche anno fa c'era una ragazza americana di nome Hasley Fiolek, che in America era diventata molto famosa e faceva anche il Mondiale. Anche lei è sordomuta e aveva come sponsor Red Bull, per farti capire il seguito che aveva. In Italia ci sono molti ragazzi con disabilità che fanno sport motoristici, però non conosco altre persone che sono sorde e fanno cross o moto in generale”.

Senza dubbio ci vogliono una grande forza di volontà e una grande passione. Tu come hai fatto ad arrivare fin qui senza mollare mai?

“Semplice. La moto è la mia vita. Per me l'adrenalina di una gara è la cosa più bella che c'è e poi chiaramente devo ringraziare tutte le persone che mi hanno dato una mano: la mia famiglia, i miei amici, i Team con cui ho gareggiato. Quindi la risposta è semplice, è la passione”.

Ma quando sei in partenza come fai a capire quando mollare la frizione?

“Anche in questo caso mi baso sulle vibrazioni. Nel senso che la moto è su di giri, io le altre moto chiaramente non le sento, però sento la vibrazione della mia quindi quando si abbassa il cancello io so che è il momento di lasciare la frizione e di cercare di uscire dal cancello prima degli altri”.

Parlando di cilindrate, 250 e 450: quali differenze noti e perché?

“Usare il 250 per quanto mi riguarda è più facile, nel senso che fa molto più rumore, avendo più giri. Però per il mio stile di guida la 450 si addice di più, perché uso meno le marce e quindi riesco a gestirla di più di gas. Inoltre, per mezzo delle vibrazioni che trasmette mi dà una confidenza tale che riesco ad avere una guida molto più pulita ed efficace”.

In passato hai corso con moto non recentissime. C’è una spiegazione?

“Le moto “datate” vibrano di più. Soprattutto quelle a carburatore. Mi trasmettono più feeling. Quelle nuove vibrano meno e per me è più difficile”.

L’ultima battura spetta a Sergio.

“Vorrei raccontarti un aneddoto; eravamo a girare in una pista e un papà ha detto a suo figlio di andare a bordo pista e vedere come girava Davide, per migliorare la guida. Questo ti fa capire che con le sue imprese Davide è riuscito a essere riconosciuto come un pilota di qualità e non solo perché ha questa disabilità. Non lo inquadri come Davide Turchet il sordomuto, ma come un pilota che va forte, esattamente come tutti gli altri”.

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