Fabio Farioli: "Avrei voluto Holcombe; l'enduro? Non morirà"

Abbiamo intervistato Fabio Farioli team manager dei team factory enduro KTM, Husqvarna e GASGAS spaziando su numerosi temi: il bilanciamento dei Marchi, il futuro dell'enduro, il mercato piloti e tanto altro

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La stagione sportiva dell'enduro 2024 è partita sotto il segno del gruppo KTM: Billy Bolt ha confermato il Mondiale Superenduro con la Husqvarna, mentre Garcia e Verona sono in testa alla EnduroGP, in sella rispettivamente a KTM e GASGAS. A gestire tutto questo impegno c'è sempre lui, Fabio Farioli, team manager del gruppo austriaco per l'enduro dal lontano 2005; in questi 20 anni ha collezionato quasi 40 titoli iridati, ma la determinazione è intatta, nonostante oggi l'impegno sia spalmato su più fronti, come lui stesso spiega ai nostri microfoni.

"Fino a qualche anno fa ero concentrato su una sola specialità con sette otto piloti da gestire, mentre oggi parliamo di tre specialità con due piloti per ognuna. Tra Superenduro, Hard Enduro ed EnduroGP siamo molto impegnati. Anche perché ogni disciplina ha materiale dedicato, moto diverse, sospensioni, ricambi, preparazione, logistica indipendenti. Sono poche le cose che si sovrappongono e si possono ottimizzare, tante altre sono mirate su ogni Campionato. Moto 2 tempi, 4 tempi, test di uno, test dell'altro, piloti tutti diversi con le proprie esigenze. Devo dire che sono tutti bravi ragazzi, non mi posso lamentare, oltre a essere validi piloti sono anche validi professionisti. Lavorare con loro mi tiene giovane, è un piacere".

Chi decide quali piloti e quali Marchi schierare in determinati Campionati?

“In linea di massima io do delle indicazioni generali che poi devono essere approvate dai responsabili del motorsport. Ho la fortuna di avere piena fiducia da parte dei miei superiori che ascoltano molte delle nostre indicazioni. Alla fine siamo anche quelli che diamo meno problemi e forse anche i migliori risultati. Se dovessi fare scelte di cuore io aiuterei tutti, farei correre tutti, avrei due piloti per Marca in ogni campionato; ma poi ci sono numerosi aspetti da valutare e dobbiamo rispettare le indicazioni. Diciamo che io lancio il sasso, motivo le proposte, poi ci confrontiamo e prendiamo insieme le decisioni. Alcune volte riesco a convincere l'azienda su questioni su cui inizialmente c'era scetticismo, altre volte sono io che devo accettare scelte che non condivido in pieno".

Per esempio?

"Io non avrei interrotto l’impegno nelle gare su sabbia, come il Touquet. Con un budget minimo facevamo tutta la stagione. Quando abbiamo iniziato a fare questo tipo di gare, ancora con Meo, c’erano il 60% di Yamaha schierate alla partenza e un 10% KTM. Quando abbiamo finito con Nathan Watson avevamo ribaltato la percentuale”.

Perché non c'è una Husqvarna ufficiale al Mondiale enduro?

"Negli ultimi anni il budget investito è stato ridimensionato. E abbiamo dovuto fare degli spostamenti; Husqvarna è ben rappresentata nel Superenduro e nell'Hard Enduro".

Il racing è sempre funzionale al mercato?

“Mio papà mi diceva sempre “Ricordati che le gare si fanno per poter vendere le moto; non vendiamo moto per poter fare le gare…”. Questo è un concetto che in azienda hanno dovuto imparare col tempo, ma che oggi è molto chiaro alla proprietà”.

In quest’ottica, però, se la cilindrata più venduta nel mercato enduro è la 300 2 tempi, perché correte in EnduroGP solo con i 4T?

“Negli anni scorsi abbiamo supportato direttamente Persson che ha chiuso due volte secondo nella Enduro3 con la Husqvarna TE 300. Stiamo valutando di riportare una 300 2 tempi in gara, ma nelle Enduro1 ed Enduro2 sei più competitivo con motori 4 tempi. Le 2 tempi sono impegnate nelle gare di Superenduro e Hard Enduro, quindi siamo presenti con quasi tutta la gamma enduro ben bilanciata tra le specialità”.

Dopo un 2023 in cui avete mancato la vittoria in EnduroGP, avete approcciato in modo diverso questo 2024?

“Noi partiamo sempre per vincere, ma non è così facile. Ci sono tante altre squadre e tanti altri piloti molto competitivi. Una volta vinci tu, una volta vincono gli altri. L’enduro è forse la specialità con il maggior numero di Case ufficiali schierate e c’è molto impegno da parte di tutti. Se fosse facile, vinceremmo tutte le domeniche”.

Cosa è mancato lo scorso anno?

“La moto nuova sicuramente ha portato via un po’ di tempo ad altre cose, poi l’infortunio di Garcia, Andrea che ha impiegato un po’ di più ad adattarsi alla moto nuova e alla cilindrata superiore. E gli altri non sono stati a guardare. Alla fine sei sempre sul filo del rasoio: basta un errore e perdi un anno di lavoro”.

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La mossa di mercato 2024 l’ha fatta la Honda, portandosi in casa Holcombe. Tu ci avevi fatto un pensierino?

“Certamente, mi sarebbe piaciuto molto averlo in squadra. Sarebbe stato bello avere i tre piloti più forti del momento schierati con i nostri tre Marchi. Ma KTM mi ha detto di no, per questione di budget; quest’anno non si poteva”.

Prima parlavi di tante Case schierate; alle attuali si aggiungeranno presto Ducati e Triumph. Questo nonostante la pratica dell’enduro sia osteggiata in quasi tutti i Paesi europei. Un controsenso?

“Fin da quando ero bambino sento dire che l’enduro è ormai spacciato. Ma poi una soluzione si è sempre trovata, adattando gare e regolamenti al periodo. L’impegno e l’interesse dell’industria è evidente e, se consideriamo tutte le varie declinazioni della disciplina, il seguito del pubblico è altissimo. E ci sono moltissimi praticanti. Viene dato sempre per morto, ma in realtà l’enduro è duro a morire”.

Negli ultimi anni hai avuto modo di vivere tutte le facce dell’enduro moderno: quello tradizionale, l’hard enduro, l’estremo, l’indoor, le beach race. Qual è il tuo concetto preferito?

“Io sono nato e cresciuto nell’enduro tradizionale e poi sono stato catapultato nell’enduro estremo, che inizialmente mi lasciava qualche dubbio. Ma devo dirti che quando lo capisci e hai a che fare con i piloti migliori inevitabilmente te ne innamori. Poi ci sono gare che apprezzi di più e altre meno, ma come specialità l’Hard Enduro non è così male. Poi il Superenduro è la congiunzione tra l’enduro e il supercross e gli stadi sono sempre strapieni, con grande calore e partecipazione del pubblico. Questo ti stimola a far parte anche di quella situazione. Per rispondere alla tua domanda, quindi, direi che non ho una specialità preferita, ma ho delle gare che mi piacciono più di altre, a prescindere”.

Quest'anno nel Mondiale devi gestire Andrea Verona e Josep Garcia, due piloti diversi, ma con lo stesso obiettivo.

“Completamente diversi. Due professionisti quasi agli antipodi, ma che poi cercano conferme e riferimenti l'uno nell'altro. Due ragazzi che meritano tutto il successo che hanno, vinca il migliore".

Ma quale sarebbe la tua squadra ideale?

“La dirò quando smetterò di fare questo lavoro”.

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