25 December 2018

Papà, voglio la moto!

Quando tuo figlio ti dice questa frase non sai se essere felice o preoccupato; in ogni caso si apre un mondo, fatto di scelte che vincolano il risultato e il divertimento del bambino. Per questo vi portiamo per mano nel mondo dei primi passi, fino a 50 cc
1/17 Bambini e fuoristrada in moto: che divertimento con papàà!
1/17 Bambini e fuoristrada in moto: che divertimento con papàà!
C’era una volta... “Un re” diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un bambino che voleva andare in moto. E che fece a suo padre la fatidica domanda: “Me la compri?”. Una domanda che ti cambia la vita. Qui non parleremo di fenomeni già avviati e di super campioni, ma ci concentreremo sui più piccoli che vogliono iniziare, o che hanno appena iniziato. Per quanto ogni storia sia a sé stante, tutto parte dai genitori che, come sempre, sono quelli che hanno le maggiori responsabilità nelle scelte dei figli. E per quanto sembri impossibile affermare che tra un padre appassionato e inserito in questo settore e un neofita capitato in questo mondo per puro caso possano esserci molte affinità, in realtà è così. Pensate solo alla scelta della prima moto: il neofita rischia di acquistare un mezzo inadatto per scarsa informazione: “L’ho presa a marce, perché tutte le moto sono a marce...”. Ma anche il fuoristradista puro può commettere l’errore più classico: “È giusto che capisca da subito come funziona e che cresca a suon di “musate”, come ho fatto io”. I motivi di scelta sono diversi, ma entrambi danno per scontato alcune cose che nella realtà non lo sono affatto. Per quanto ai nostri occhi sia tutto banale, per quelli di un bambino è già difficile riuscire ad avere la coordinazione utile a capire gli spazi di accelerazione e decelerazione abbinati all’apertura progressiva del gas e alla gestione dei freni. Aggiungere anche il parametro delle marce è un ulteriore livello di difficoltà che crea il rischio di venire a compromessi con il divertimento puro che deve essere alla base dei primi passi, creando invece insoddisfazione, in certi casi frustrazione, nei peggiori abbandono.

Qual è l’età giusta?

Perché, per quanto i papà siano smaniosi sulla “messa in moto” del figlio, ci sono dei limiti umani legati allo sviluppo psicofisico dei bambini, che vincolano anche il momento giusto per iniziare.Non lo diciamo noi, ci sono studi medici consolidati che evidenziano come un bambino inizi a sviluppare un sistema nervoso capace di supportare determinate attività legate alla coordinazione e alla concentrazione. Questo sviluppo parte dai 6 anni fino al compimento dei 10, periodo perfetto per cominciare con la moto. Non è un caso che la scuola elementare inizi a 6 anni... Prima di allora si può comunque approcciarsi alle due ruote, ma c’è una differenza abissale tra stare sulla moto e guidare la moto. Per questo motivo, la FMI pone come tetto minimo di età per fare gare gli 8 anni.

L’elettrico per iniziare

Per iniziare ci vuole la moto giusta e tutto varia dall’età del bambino, dalla sua altezza e dalla capacità attitudinaria. Partiamo dall’inizio, valutando passo passo ogni possibilità. A chi proprio non riesce ad aspettare i 6 anni, consigliamo di approcciarsi con una moto elettrica entry level (per esempio la Revvi, www.revvi.co.uk), una motina a batterie a due velocità, tecnicamente basica che esce addirittura con le rotelle di appoggio di serie. Non vibra, non fa rumore, è perfetta per far prendere confidenza con il gas e il freno senza imbarazzi; ma soprattutto costa appena 300 euro, spedizione inclusa (abbiamo provato, tutto funziona bene). Il limite, in questo caso, oltre alle dimensioni, è nel lavaggio (sconsigliata l’idropulitrice), nel doversi ricordare di caricare la batteria almeno la sera prima e, una volta esaurita la carica (circa 40 minuti al massimo della velocità, con la bassa anche 2 ore), si deve tornare a casa, con buona pace del bambino. Ma può essere una soluzione per coprire il periodo che va dai 4 anni fino ai 6.

Il primo 50ino

Il passo successivo è prendere una moto “vera”, un 50 cc col quale lasciare il giardino di casa e provare a fare un po’ più sul serio in qualche pistino. Qui le scelte iniziano a moltiplicarsi e si va dalla “italiana usata” (Beta, Lem, HM, Malaguti, ecc), alle più moderne KTM e Husqvarna, senza trascurare Yamaha. Qui vogliamo sfatare un piccolo mito che vuole la PW come la moto più adatta a iniziare. Il piccolo PW è una perfetta alternativa all’elettrica di cui sopra: trasmissione cardanica (che aumenta la sicurezza), miscelatore, comando gas progressivo, ruote con barriere anti intrusione. Ma se si pensa di prenderla già più avanti con l’età ci si ritroverà presto a scoprire che la potenza è limitata e soprattutto che le sospensioni non sono troppo adeguate a un uso in pista, a totale discapito del comfort, ma anche della sicurezza. A quel punto, se si vuole restare in tema Yamaha, si può valutare una delle due Yamaha TTR, la 50 e la 110, moto che nell’immaginario collettivo sono dei mezzi utili per muoversi nel paddock, ma che applicati al mondo baby acquistano un nuovo senso. Non a caso abbiamo scelto proprio il modello 50 per realizzare questo servizio: avviamento elettrico, frizione automatica e cambio a 3 marce. Se il bambino è alle prime armi basta innestare un rapporto e lasciarlo andare, mentre se ha già dimestichezza può iniziare a gestire da solo la cambiata, senza l’assillo della frizione. Imparando. Anche il prezzo di acquisto non è così oppressivo. In questa fase ci sentiamo anche di valutare bene l’acquisto di una moderna moto austriaca (KTM o Husqvarna), oggi assoluto riferimento nel racing di tutto il mondo. Sono mezzi straordinari, evoluti, belli da vedere, assolutamente competitivi. Ma, per il rovescio della medaglia, anche poco consigliabili per iniziare, proprio per le prestazioni eccessive. Esiste anche un kit di depotenziamento, che comprende corona, molle frizione e distanziali, blocco corsa valvola carburatore e coperchio carburatore con una diversa sede del cavo. Il tutto per ulteriori 100 euro, da aggiungere a un prezzo d’acquisto elevato. Bisogna tener presente che questa è una fase di passaggio, perché i bambini crescono a vista d’occhio e il tempo riservato alla 50 è limitato. In questa fase si può anche considerare di prendere una moto elettrica più competitiva (Beta, Oset, Torrot/GasGas o la nuova KTM/Husqvarna); ma anche in questo caso non siamo certi che sia una soluzione buona: ai lati positivi si contrappone sempre l’autonomia e il prezzo d’acquisto, che sono da mettere sulla bilancia. Una volta raggiunta l’età giusta, ma soprattutto la giusta sicurezza in sella, è il momento di passare alla classe 65 in questo caso le scelte spaziano da Husqvarna, Kawasaki, KTM e Yamaha. È l’inizio di una nuova fase, quella che ci porta a diventare grandi.

Dove si gira?

Negli anni 90 c’è stato il boom delle minimoto stradali, che si è protratto per una ventina d’anni e che oggi si è ridimensionato a macchia di leopardo nelle zone coperte da impianti. Paradossalmente la Lombardia ne è pressoché sprovvista e le possibilità di praticare quello sport sono minime. Forse è per questo che si è recentemente creato un “movimento” di bambini che praticano fuoristrada molto numeroso, grazie anche a una cultura offroad molto forte sul territorio. Ci sono tantissimi impianti che hanno messo a disposizione una parte del loro paddock per realizzare pistini di differente grandezza e difficoltà, fino ad arrivare a realtà che hanno creato tracciati dedicati ai più piccoli (La Fornace, Area73 (NO), Cairate (VA), Ottobiano (PV), Dorno (PV), ecc) e altri sono in fase di realizzazione. I motivi sono molteplici: si possono sfruttare aree più ristrette, possono evitare di passare attraverso burocratiche omologazioni (per quanto la copertura assicurativa debba sempre essere garantita, anche attraverso enti di promozione minori), gli ostacoli sono estremamente semplici da realizzare e mantenere e si può contare sul fatto che la partecipazione sarà costante, poco pretenziosa e molto coinvolgente. Sarebbe bello che anche altre regioni aprissero a queste iniziative, anche (anzi soprattutto) dove i mini piloti sono pochi, perché per praticare servono prima di tutto le strutture. A cascata sono nate scuole e si è messo in moto un meccanismo che alimenta il settore. Ma ancora prima di questo, permette ai più piccoli di diventare grandi in un modo meraviglioso.

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