Da 250 a 300 cc: prova kit Athena Big Bore Extreme su Honda e Yamaha

I Big Bore Extreme sono i nuovi kit di maggiorazione di cilindrata mirati a rendere più godibile e completa la guida delle MX2. Athena è riuscita a offrire una soluzione a chi cerca la leggerezza di una 250, ma con qualche CV in più?

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Con i nuovi kit big bore per Honda e Yamaha, Athena ha rilanciato il concetto della moto “ideale”, attraverso l’inesauribile sfida della cilindrata intermedia: avere una moto che sia guidabile come una 250 e potente come una 450 è il sogno di tutti. Fino a oggi, però, il sogno è sempre rimasto tale perché, nonostante vari tentativi, una soluzione definitiva non è mai arrivata. L’unica Casa a provarci concretamente è stata KTM che, dal 2010, propone la cilindrata 350, nata proprio per unire i due mondi. Ma se nell’enduro questo concetto è perfettamente razionalizzato, nel cross la ricerca ossessiva delle prestazioni ha sempre reso la 350 una cilindrata troppo votata alla performance e non espressamente una via di mezzo pensata per gli amatori.

La problematica nasce dalla squisita volontà di trovare un punto di incontro tra due cilindrate distanti, che addirittura richiedono approcci e stili di guida diversi. La 250 è più facile, ma tirarle fuori il reale potenziale devi avere attitudine e allenamento, perché se non sei in grado di ottimizzare quello che c’è, finisce che ti manca sempre qualcosa. Al contrario, la 450 è fin troppo, quindi devi stare calmo… L’esatto opposto, parlando sempre in ottica amatoriale.

Trovare una soluzione è difficile… Soprattutto dal punto di vista tecnico. Il kit Big Bore Extreme è plug and play, cioè è intercambiabile con il cilindro di serie, mantenendo le specifiche del basamento standard. Questo è un gran bel vantaggio per l’utente finale, ma è anche il punto sfidante degli ingegneri di Athena. Un’azienda italiana che produce tutto internamente, dalla progettazione alla realizzazione, fino al controllo del prodotto finito attraverso la verifica di standard qualitativi molto precisi. Ecco come sono riusciti a raggiungere la cilindrata effettiva di 288 cc sulla Honda e di 304 cc sulla Yamaha.

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I SEGRETI DEL PISTONE

I pistoni, di tutte le applicazioni 4 tempi, sono forgiati tramite estrusione inversa, ovvero uno stampo che, scendendo dall’alto, imprime una forma al materiale andando a creare l’oggetto. Ovviamente con parametri di pressione e temperatura predefiniti. In altre parole, il materiale viene mosso e impreziosito per renderlo più resistente. Avere un pistone leggero è il sogno di ogni progettista e il gioco del Big Bore Extreme sta nel mettere l‘alluminio nei posti giusti con lo spessore corretto. Nel caso dei due prodotti del test, gli ingegneri Athena sono partiti dalle scelte dei tecnici di Yamaha e Honda, andando a rispettare le caratteristiche di ingombro principali per quanto riguarda l’interfaccia con la biella e con le sedi valvole. Inoltre, viene controllato lo squish in funzione dell’alesaggio ricercato per poi ricavare il volume in camera per ottimizzare il rapporto di compressione. Per quanto riguarda le fasce o segmenti ne troviamo due che sigillano e trattengono l’olio. Sono rivestite e realizzate con materiali all’avanguardia. Lo spinotto invece, per i Big Bore Extreme, è in acciaio aeronautico rivestito con materiale antiattrito. La robustezza deve essere alta mentre l’attrito molto basso.

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IL CILINDRO MAGGIORATO

Il cilindro è frutto di un lavoro di squadra immenso e di un’idea che si concretizza dopo tante prove. Il problema è che le Case cercano di creare motori sempre più compatti, mentre Athena li allarga andando a cercare spazi dove gli altri li tolgono. Il Big Bore Extreme per la Yamaha prevede che il diametro passi da 77 mm a 85, mentre la Honda cresce da 79 mm a 85 mm. Si è dovuto creare uno stampo che fosse il più stabile possibile con il prodotto finito, andando a creare un “abbraccio meccanico” tra l’alluminio e l’acciaio della canna, nonostante siano due elementi incompatibili al contatto. Ma dovendo mantenere le misure del basamento originale, lo spessore millimetrico delle pareti del Big Bore Extreme non poteva reggere sotto stress solo con l’alluminio. E questa è stata la parte più difficile. Per ottimizzare il tutto è fondamentale che la guarnizione base assorba parte del carico e non ceda sotto la pressione dei prigionieri.

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Big Bore ExtremeCon tutti questi concetti ben chiari, siamo partiti in direzione Rezzato (BS) per capire se la proposta di Athena potesse in qualche modo offrire una soluzione all’ancestrale diatriba con cui abbiamo aperto questo articolo. Prima di scendere nel dettaglio sulle soluzioni apportate, è utile ricordare quali sono le caratteristiche base dei motori in oggetto. La Honda CRF250R ha ricevuto recentemente un’evoluzione che ha migliorato nettamente le performance del propulsore: oggi è molto più pronto ai bassi regimi, ha una buona parte centrale e allunga discretamente, seppur non a livello delle migliori di categoria. Un motore facile, alla portata di tutti, molto sfruttabile. Yamaha, invece, ha un carattere ben definito per la sua YZ250F: prontissima al tocco gas, una gran forza ai bassi, una ottima spinta ai medi per poi vantare un allungo limitato. A livello ciclistico, Honda è più votata alla maneggevolezza, mentre Yamaha all’equilibrio generale/stabilità.

Arriviamo così al kit Athena: cambiano tanto le due moto? Sì e in meglio. Honda dimostra un bel po’ di forza in più a metà e agli alti, rimanendo sempre dolce alla prima apertura; in questo modo resta ancora molto amichevole, con una crescita di giri progressiva, che parte lenta per poi aumentare in rapidità. Yamaha parte con un maggiore sensazione di on off, poi cresce con ancora più vigore, a metà è molto forte e allunga decisamente più della 250. Con queste modifiche, la cambiata di Honda resta pressoché uguale alla serie, mentre grazie al maggiore allungo, Yamaha permette di insistere un po’ di più sulla marcia. Complessivamente entrambe sono migliorate nella sensazione di avere più forza e corpo a tutti i regimi di giri, mantenendo inalterata la leggerezza inerziale di una MX2. Tra le due, forse Yamaha è quella che ha avuto un miglioramento più netto, forse anche per un fondo (molto secco e compatto) probabilmente più adatto a quel tipo di erogazione, ma anche di ciclistica. Vista la qualità del risultato, viene da indicare il Big Bore Extreme come ottima soluzione alternativa quando si arriva al momento di dover fare il pistone (50/60 ore). A quel punto pensare di aumentare la cilindrata ha un senso. Anche perché qui non parliamo di potenze simili a quelle erogate dalle 350 austriache, ma veramente di un qualcosa in più rispetto a una base alla portata di tutti. E quindi estremamente godibile. L’ultimo aspetto è legato alla parte elettronica. Nel test avevamo la possibilità di utilizzare la mappa standard, di entrambe le moto, e una seconda realizzata su misura da GET. Con quest’ultima il tutto era meglio raccordato, più adatto al tipo di erogazione e non solo più performante. Per questo, potendo scegliere, si consiglia di abbinare all’aggiornamento meccanico anche un supporto elettronico specifico (centralina, mappature).

I kit Big Bore Extreme per Honda e Yamaha sono già disponibili e si possono acquistare attraverso il sito www.athena.eu.

I prezzi, delle versioni cross ed enduro:

  • per Honda CRF250R (2018/2023) e CRF250RX (2019/2023): 739,99 euro
  • per Yamaha YZ250F (2019/2023) e WR 250F (2020/2023) 724,99 euro

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