Marco Gualdani
06 June 2024

Test disco freno Galfer Shark; il posteriore da enduro che mixa i pregi del "pieno" con quelli del "forato"

Mettiamo alla prova il nuovo disco posteriore realizzato da Galfer con "alette" (anzi pinne) di smaltimento del calore e con spessore 5 mm. Un prodotto con cui Holcombe ha vinto l'EnduroGP 2023 e che testiamo su una Honda CRF300RX Enduro Special

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In molti non lo direbbero, ma il disco freno posteriore, nell'enduro, è uno dei componenti più stressati in assoluto. Ci sono tanti piloti, anche ufficiali, che hanno come "vizzietto" quello di mettere il piede sulla leva del freno e aprire il gas a manetta. In questo modo possono diluire ulteriormente la spinta del motore, in abbinamento con la frizione. Col risultato, più frequente di quanto si pensi, di mandare tutto in ebollizione e finire la speciale senza più potenza al posteriore. Per mitigare questo limite è stato inventato il disco pieno, che offre una superficie maggiore e, quindi, impiega più tempo a scaldarsi, offrendo anche una migliore modulabilità. Ma poi serve anche più tempo per raffreddarsi, a differenza del disco forato che smaltisce più rapidamente il calore. Da qui l'idea di Galfer di sviluppare il concetto "Shark", derivato dall'esperienza nel settore bici, dove l'azienda spagnola è tra i riferimenti di settore. E anche nel mondo moto Galfer si sta affermando per tipologia e qualità di prodotti, tanto che i suoi dischi freno si trovano sempre più facilmente su tantissimi modelli di serie, oltre che sulle moto ufficiali nei principali Campionati del Mondo.

Il Galfer Shark

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Prima di metterlo alla prova, scendiamo nel dettaglio del disco Shark che, come detto, è nato col l'obiettivo di ottimizzare il surriscaldamento dei freni posteriori nelle gare di enduro. Questo avviene attraverso una dissipazione del calore derivata dalla forma particolare, con una serie di onde che assomigliano molto alle pinne di uno squalo; da qui il nome del prodotto. A ottimizzare la temperatura non è solo la forma del disco, ma anche i fori sulla pista e lo spessore maggiorato a 5 mm, che tengono stabile anche l'olio nel circuito e riducono il consumo delle pastiglie. Galfer dichiara una differenza di temperatura del 30% rispetto a un disco normale e del 25/40% di riduzione delle pastiglie.

L'applicazione è indistinta tra enduro e motocross, tanto è vero che la scorsa stagione è stato utilizzato in entrambi i Campionati del Mondo; e Steve Holcombe ci ha persino vinto il titolo EnduroGP 2023, in sella alla Beta. Il feeling dell'inglese con lo "Shark" è tale, da averlo scelto anche nel 2024, sulla sua nuova Honda. Dopo un anno di test in gara, Galfer ha presentato il prodotto definitivo allo scorso Eicma, lanciandolo sul mercato. Il disco è, quindi, disponibile a un prezzo di 152,5 euro.

Come va

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Il test del Galer Shark si è svolto nell'impianto della Fornace Enduro Park di Cassano Magnago (VA), Abbiamo avuto a disposizione una Honda CRF300RX Enduro Special, cioè la versione kittata con numerose parti speciali e una grafica dedicata con look cromato a festeggiare i 10 anni del distributore RedMoto. Per poter capire bene le qualità del disco abbiamo sfruttato due ruote posteriori indipendenti: una con disco di serie e una su cui abbiamo montato il Galfer Shark, alternando le due ruote varie volte durante la giornata. Il diametro dei due dischi è lo stesso, cioè 240 mm.

Partiamo col dire che il freno di riferimento, cioè quello di serie, è già un ottimo prodotto. Honda ha scelto un disco con profilo ondulato e forato che offre un validissimo compromesso tra potenza, modulabilità e smaltimento del calore. La differenza rispetto al Galfer è nello spessore, cioè 4 mm contro 5 mm e, all'atto pratico, questo si traduce anche con un diverso feeling sulla leva; anzi è una delle principali differenze tra i due da un punto di vista dinamico. Si ha come la sensazione di avere la leva del freno più pastosa, aumentando di molto la sensibilità del posteriore e quindi anche il controllo della frenata. Quanto a potenza, invece, non si registrano particolari differenze, ma è anche giusto così, considerando il prodotto di serie già valido. Quello che si avverte è una maggiore coerenza di comportamento nell'utilizzo intensivo, cosa che abbiamo ricercato accuratamente durante la giornata andando a "torturare" oltremodo il freno posteriore, insistendo col piede sulla leva anche sul dirtto, per diverse decine di metri, a intensità variabile. Proprio come fanno i "pro" che soffrono di quel "problema" di cui sopra.

Il Galfer Shark ha senso? Sì, se si tiene conto delle esigenze di un freno posteriore, forse un po' troppo poco considerato, ma che ha una funzione importantissima nella guida di una moto da fuoristrada. E se poi ne vogliamo fare una questione estetica... Lo Shark non è affatto male!

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