Piste aperte, la confusione e la conquista dell’ok in Emilia Romagna

L’interpretazione di una non chiara ordinanza della Regione ha spaccato in due il territorio, fino all’ufficializzazione della ripartenza agli allenamenti grazie all’insistenza del presidente del Co.Re Luigi Battoglia

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Tante regioni hanno deliberato la ripartenza delle attività sportive individuali; parliamo di Abruzzo, Friuli, Liguria, Lombardia, Marche , Puglia e anche l’Emilia Romagna, dove si può tornare a girare in moto negli impianti; a patto che si rispettino le indicazioni della FMI.

A differenza delle altre zone, in Emilia più che di una concessione, si è trattato di una vera e propria conquista del comitato regionale, capitanato dal presidente Luigi Battoglia, capace di ottenere un “permesso su misura”, che certificasse l’effettiva legittimità della pratica del motocross. Nella stesura originale dell’ordinanza (emessa il 6 maggio), infatti, non erano specificati gli sport praticabili, a differenza delle altre regioni in cui si faceva menzione (tra gli altri) del motociclismo. Ci si è trovati, così, nella difficile situazione di contrasto tra l’entusiasmo, la voglia e l’assoluta necessità (anche economica) di ripartire e la certezza di poterlo fare nel rispetto delle regole, in questo caso non del tutto chiare. Una situazione che ha portato il Co.Re alla difficile decisione di non far ripartire l’attività fino a che l’ordinanza non avesse specificato la legittimità del motociclismo. Cosa avvenuta nella giornata di ieri (martedì 12 maggio), a seguito di insistenti richieste di Luigi Battoglia, presidente del Comitato Regionale Emilia Romagna FMI, che ci racconta tutta la vicenda:

“Dopo il DPCM del 26 aprile, il Governo ha aperto agli allenamenti degli atleti di interesse nazionale creando il primo malumore, perché molti piloti non hanno capito l’assoluta necessità di riaprire a scaglioni e i criteri di selezione della FMI. Il secondo problema è arrivato dal fatto che alcune regioni, a cominciare dall’Abruzzo e le Marche, hanno emesso ordinanze che permettevano l’apertura agli allenamenti a tutti i piloti. Delegando a ogni federazione nazionale di stabilire i vincoli della ripartenza specifici per le caratteristiche delle specialità sportive che si andavano ad affrontare. Sono poi seguite altre regioni e anche in Emilia Romagna è arrivata un’ordinanza regionale. Solo che, dal mio punto di vista, non era del tutto chiara: veniva annunciata la riapertura degli allenamenti sportivi in impianti all’aperto, senza però specificare il tipo di impianti, né il tipo di specialità, facendo solo esempi generici (come la bici o l’equitazione), che rendevano l’ordinanza ancora più opinabile.

Nelle ordinanze delle altre regioni, invece, la parola motociclismo compariva chiaramente e in certi casi erano pure specificate le varie discipline. In una situazione così, io non mi sono sentito di riaprire agli allenamenti perché, dal mio punto di vista (confortato da un confronto con alcuni legali che collaborano con la FMI), dare il via libera significava mettere a rischio non solo i piloti ma soprattutto i gestori degli impianti e i presidenti dei MC. Perché se l’interpretazione non fosse stata corretta era possibile incappare in problematiche serie, anche di carattere penale”.

Quindi cos’hai deciso di fare?

Ho inoltrato varie richieste ufficiali alla Regione, in cui chiedevo che fosse fatta una verifica e che venisse chiarito questo aspetto; ci ho messo sette giorni, ponendomi anche il problema di aver “distolto” da questioni più importanti l’attenzione dei vertici di una regione così grande come l’Emilia Romagna, che sta ancora affrontando problemi ben più seri della pratica del motociclismo. Ma ho comunque insistito, perché credo che facesse parte del mio ruolo, quantomeno nell’ottenere una risposta chiara, fosse stato anche un no. Nel frattempo ho inviato un comunicato a tutti i MC in cui specificavo che non avevo intenzione di riaprire, se non ai piloti di interesse nazionale, fino a che non fosse arrivata una comunicazione ufficiale”.

Che alla fine è arrivata.

Perseguendo questo obiettivo, sono riuscito ad avere un ok e a inserire nelle FAQ (cioè le domande/risposte ufficiali) sul sito regionale il dato della riapertura dell’attività sportiva (enduro, trial, cross), con il solo vincolo del moto turismo, ancora fermo e vincolato al turismo in automobile, ad oggi bloccato. Credo di aver fatto una cosa corretta, perché nel momento in cui ho avuto una risposta certa, mi sono assunto la responsabilità di dire ai MC di poter aprire in tutta tranquillità”.

Cosa che forse non è stata fatta dalla UISP, che in questi giorni ha dato il permesso di girare ai suoi tesserati.

Loro hanno fatto una scelta opposta, senza però assumersene la responsabilità con un documento scritto. Semplicemente interpretando l’ordinanza a loro favore e facendo ricadere tutto sulle spalle dei presidenti di MC e sui gestori degli impianti. Che, comunque, non hanno riaperto all’unanimità, sulla base della lettura dell’ordinanza dei vari sindaci; ma se anche le istituzioni danno un’interpretazione contraddittoria, significa che diventa molto complesso delegare la responsabilità alle piste. È stato un atto di poca responsabilità da parte della UISP. Non voglio pensare a cosa sarebbe successo se ci fossero stati dei problemi”.

Perché vi raccontiamo questa storia? Non solo per evidenziare una conquista di un Comitato Regionale responsabile e consapevole nei confronti delle istituzioni, in una situazione che potrebbe ripetersi anche in altre zona d’Italia. Ma soprattutto per sensibilizzare i tanti piloti, che ancora non hanno avuto la possibilità di tornare in sella, di aspettare il loro momento, senza cercare scorciatoie. Il lungo lockdown ha evidenziato un grande senso civico del popolo italiano e per dare un senso a tutti questi sforzi è indispensabile continuare a rispettare le regole che ci arrivano dalle istituzioni. Per quanto contraddittorie.

La gara inizia quando cade il cancello, non si può partire quando si alza il cartello dei 5 secondi, solo perché sprizziamo voglia di girare in moto. E sappiamo bene che chi non ha ancora avuto la possibilità guarda con bonaria invidia i piloti delle regioni già attive, ma ormai è questione di pochi giorni. Tenete duro.

Luigi Battoglia, presidente del Comitato Regionale Emilia Romagna FMI

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